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Intervista ai nonni di Elena Masinelli, Carlo Credi e Giuseppina Bernardoni. Testimonianza raccolta di Elena Masinelli.
Le prime cannonate su Montese ci furono il 14 ottobre 1944, caddero al centro della piazza di Montese senza fare fortunatamente gravi danni.
Nel mese di agosto, mentre i contadini del prete stavano mietendo nei campi vicino al Quiolo, vennero attaccati dagli aerei che buttarono degli spezzoni incendiari, provocando molti morti epersone ustionate gravemente.
In seguito la maggior parte della gente sfollò verso Porretta Terme e Gaggio Montano che erano già stati occupati dai brasiliani. I miei nonni Carlo Credi e Giuseppina Bernardoni e qualche altra famiglia fecero un rifugio sotto il monte che si trovava attaccato alla casa e così, durante i bombardamenti, le persone rimaste si rifugiavano lì.
In questo periodo la gente si nutriva con polenta gialla o di castagne, patate, caldarroste e poco altro.
Venne bombardata e distrutta completamente la scuola senza provocare morti e feriti, invece la casa del professor Morini che si trova vicino alla chiesa parrocchiale, venne distrutta causando tre morti (due donne e una ragazza).
Nella zona vicino alle Coste c’era un gruppo di quattro mitraglie contraeree con proiettili lunghi venti millimetri.
Il nonno Carlo Credi che al tempo aveva tredici anni, avendo sentito sparare in panoramica voleva andare a cercare i bossoli; quando arrivò in cima alla panoramica vide un gruppo di fascisti da una parte e dall’altra don Dallari e un giovane che pregavano insieme. Un militare vide il nonno e lo mandò via, lui dopo pochi passi sentì la scarica dei fucili. Tuttora in panoramica c’è una lapide che ricorda questo giovane che aveva ventuno anni.
Un giorno, mentre la nonna Giuseppina Bernardoni con le sue due cugine, stava giocando nell’orto dietro casa, arrivarono tre aerei militari a quota bassa, loro che non avevano mai visto queste cose cominciarono a salutare tutte contente e felici.
Vennero richiamate e sgridate dalla loro mamma che le fece riparare nel sottoscala. Questi aerei andarono a bombardare al Quiolo.
La famiglia della mia nonna è rimasta nella sua casa, avendo scavato un rifugio in cantina, finchè arrivarono i soldati e li obbligarono ad andare via.
Si trasferirono prima ai Bertocchi, e dopo qualche giorno ai Ferlari di Maserno.
In questo tragitto la bisnonna della nonna Giuseppina che aveva più di ottanta anni venne portata sempre in spalla da un certo Giuseppe detto “Lufana”, grande amico di famiglia.
Dai Ferlari la famiglia di mia nonna ha visto quando hanno incendiato la loro casa, questo è accaduto perché alcuni tedeschi che si erano nascosti nel rifugio, prima avevano alzato bandiera bianca, poi hanno incominciato a sparare, allora gli americani hanno usato un lanciafiamme che ha bruciato tutta la casa.
Il nonno Carlo durante questa guerra ha perso due sorelle di circa diciotto anni.
Morte a causa di mine che si trovavano nel campo di loro proprietà.