ANNO 1943
Testimonianza di Tondi Ettore
Un mio fratello era militare in Jugoslavia. Le notizie successive all'8 settembre non ci lasciavano tranquilli. Cominciavano a correre voci che i tedeschi arrestavano i soldati italiani e li mandavano prigionieri in Germania. Per i militari in Jugoslavia si temeva anche la vendetta da parte dei partigiani jugoslavi.
Intanto qualche soldato rientrava, quasi fuggiasco e di nascosto, in famiglia: era riuscito ad eludere i posti di blocco dei tedeschi e, aiutato dalla popolazione, poteva raggiungere la sua casa.
Una sera verso la fine di settembre, era ormai notte, sentimmo il cane, prima abbaiare furiosamente, poi calmarsi e uggiolare. Uscii di casa; seminascosto in un angolo dell'aia c'era mio fratello. Gli avevano detto di stare nascosto e non fare sapere a nessuno che era tornato a casa: si era fermato per timore che in casa ci fosse qualche estraneo.
Quando seppe che le cose qui non erano poi così gravi e che i militari che ritornavano non stavano nascosti, entrò in casa più tranquillo, anche perché i nostri nipoti avevano immaginato che fosse lo zio e si erano precipitati fuori. Era in abiti borghesi, se abiti si potevano chiamare: una famiglia di Trieste gli aveva dato un paio di scarpe di tela e alcuni indumenti indispensabili.
Un pò in treno, sempre aiutato da staffette che avvertivano se il treno poteva entrare tranquillamente nelle stazioni dei piccoli paesi, un po’ a piedi per evitare le stazioni delle città controllate dai tedeschi, era riuscito ad arrivare vicino a Bologna e di lì, per vie secondarie, era arrivato a casa.
Un giorno ci venne chiesto di potere utilizzare un vecchio "casone" abbandonato, per nascondervi tre prigionieri inglesi che erano fuggiti dal campo di concentramento. Il casone era vicino a un castagneto, lontano da ogni abitazione.
Durante il giorno i prigionieri stavano nascosti nel vecchio casolare, lontano da ogni abitazione. Siccome di notte era piuttosto freddo, ad una certa ora della serata, quando era buio e tranquillo, andavamo a prendere i prigionieri e li accompagnavamo a dormire nella stalla dove c'era più caldo. Al mattino presto tornavano al loro casolare. Al cibo provvedevamo noi e la persona che ci aveva chiesto di nascondere questi soldati.
Dopo quattro giorni una guida li condusse verso sud, poiché intendevano raggiungere gli alleati. Non ne sapemmo più nulla.