Subito dopo la fine della Grande Guerra iniziarono a prendere forma le grandi dittature che, nate dalle ceneri di un conflitto, ne favorirono se non provocarono un altro ben più catastrofico: il nazismo in Germania, il fascismo in Italia, il militarismo in Giappone e il comunismo in Unione Sovietica.
In Germania Adolf Hitler cavalcò il rancore e malcontento sociale del popolo tedesco verso l’umiliante trattato di Versailles, l’inflazione e la depressione economica promettendo di riunire la “Grande Germania” riportandola al ruolo di grande potenza militare. Ma doveva avere l’assoluto controllo sulla nazione. Hitler divenne capo del partito nazionalsocialista dei lavoratori tedeschi il 24 febbraio 1920. Assunse il pieno potere il 14 luglio del 1933. Il piano strategico di Hitler era di instaurare un nuovo ordine europeo creando un forte impero attraverso l’occupazione dei territori a sud e a est della Germania. Dopo avere occupato la Francia e obbligato la Gran Bretagna a chiedere la pace usando la forza aerea, si sarebbe rivolto verso l’Unione Sovietica per conquistare ciò che Hitler definiva spazio vitale (Lebensraum) , le risolse agricole dell’Ucraina, i pozzi di petrolio del Caucaso e, ad un certo punto, accarezzando l’idea di congiungersi sullo stretto di Suez con le forze dell’Africa Korps.
Ciò avrebbe cambiato tutta la geo-politica nel Medio Oriente e nel Mediterraneo a totale danno dei possedimenti anche in Asia Centrale della Gran Bretagna.
In Italia Benito Mussolini fondò il partito fascista il 9 novembre del 1921 e divenne Presidente del Consiglio dei Ministri il 31 ottobre del 1922. Nel gennaio del 1925 assunse de facto poteri dittatoriali. Oltre a cavalcare il malcontento verso la “Vittoria mutilata” del trattato di Versailles promise al popolo italiano di riportare l’Italia all’antica grandezza. Partendo dall’esempio della colonia libica, il desiderio di campagne espansionistiche si concretizza in Africa Orientale con l’invasione dell’Etiopia. Con l’entrata in guerra dell’Italia, Mussolini spera in un’opportunità di sfruttare i successi dell’esercito tedesco per partecipare alla spartizione di territori a proprio vantaggio. La debolezza della struttura militare venne messa subito in luce già nei primi momenti sul confine nord-occidentale con la Francia e, a seguire, nelle campagne in nord Africa e Grecia ove Mussolini fu costretto a chiedere aiuto a Hitler. Insieme, Hitler e Mussolini, tra il 1936 ed il 1939, inviarono in Spagna consistenti forze militari in appoggio a Francisco Franco aiutandolo a prendere il potere e instaurare una dittatura simile a quelle in Italia e Germania. Per la Wehrmacht tedesca fu l’occasione per provare le nuove tattiche e gli equipaggiamenti militari, tra cui aerei e carri armati, che venivano prodotti in Germania a seguito del grande piano riarmo deciso unilateralmente dai Nazisti dal 1935 contro il quale nessuna potenza Alleata della prima guerra mondiale aveva preso posizione.
Il militarismo del Giappone era rappresentato dal generale Hideki Tojo. Militare di carriera, ministro della guerra tra luglio del 1940 e luglio del 1944, assunse la carica di Primo Ministro del Giappone dal 17 ottobre 1941 al 22 luglio 1944. La sua risolutezza violenta, che esprimeva senza compromessi le correnti estremiste della casta militare, determinò la caduta del governo dei moderati determinando il trionfo della corrente bellicista. Il 17 ottobre 1941 formò il nuovo governo di cui assunse la presidenza ed i ministeri della Guerra e degli Interni.
Il 18 settembre 1931 il Giappone aveva invaso la regione cinese della Manciuria acquisendone le sue risolse naturali. Nel 1932 iniziò ad invadere la Cina, nello stesso anno si ritirò iniziando contemporaneamente una campagna tesa a bloccarne l’economia. I combattimenti ripresero nel luglio del 1937; nel 1938 l’Impero Giapponese aveva completato il blocco economica della Cina attraverso il controllo dei suoi porti, industrie e nodi ferroviari.
L’inizio della guerra in Europa diede ai giapponesi l’occasione di estendere la guerra verso il Sud-est Asiatico, attraverso quello che loro definivano una grande sfera di co-prosperità nell’Asia dell’Est, previo sconfitta della flotta americana del Pacifico.
In Unione Sovietica Josif Stalin, succeduto nel 1927 a Lenin dopo la sua morte, aveva usato il pugno di ferro contro i contadini possidenti, perseguendo gli oppositori e promettendo la dittatura del partito dei lavoratori.
Tra le terribili purghe degli anni 30 è necessario ricordare quella con cui 35.000 ufficiali, sui 144.000 che erano presenti nell’Armata Rossa, vengono condannati a morte o rinchiusi in carcere.
Tra di loro vennero uccisi quasi tutti i vertici militari e questa fu la causa, insieme all’iniziale indecisione di Stalin, dell’impetuosa avanzata dell’esercito tedesco durante l’operazione Barbarossa, l’invasione dell’Unione Sovietica iniziata il 22 giugno del 1941, che causò milioni di vittime tra i soldati.
Con la precedente firma del Patto di non aggressione, avvenuta il 23 agosto del 1939, le due parti definirono le sfere di influenza del Terzo Reich e dell’Unione Sovietica per le zone vicine ai due stati.
L’interesse di Stalin era di inserire zone cuscinetto tra le due nazioni: il territorio polacco venne diviso tra sovietici e tedeschi mentre l’Armata Rossa occupò le repubbliche baltiche.