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"LA CAMPAGNA DELL'APPENNINO"
LO STALLO INVERNALE
Le fredde acque di torrenti e laghetti coperte da sottili strati di ghiaccio, tessuti durante le fredde notti degli ultimi giorni di ottobre, presagivano l’arrivo dell’inverno negli Appennini.
Le vette più alte erano già coperte di neve la cui linea più bassa scendeva giorno dopo giorno e i cittadini locali prevedevano che nel giro di poche settimane l'intera campagna sarebbe stata coperta di neve. Donne, bambini e uomini anziani trascorrevano le loro giornate a perlustrare i sentieri di montagna in cerca di legna con cui riscaldare le loro case, mentre noi avvicinavamo le nostre borracce ai fuochi per sciogliere il ghiaccio formatosi durante le notti gelide o rompere il sottile strato di ghiaccio nei nostri caschi per eseguire la toelettatura mattutina.
Scie di vapore gelido si diffondevano chiare dalla bocca e dalle narici in queste fredde mattine e il freddo morso dell'aria colpiva le orecchie e le dita esposte. Un soldato di pattuglia con un dito nudo sul grilletto, temeva che potesse perdere la sensibilità per intorpidimento. Intensi venti freddi gemevano attraverso le macchie di alberi sulle pendici taglienti come rasoi delle montagne. Ma per portare a termine la tua parte della missione difensiva sulle cime frastagliate in queste condizioni invernali ci voleva fegato e una grande forza di volontà per le difficoltà naturali che erano pari al contributo del nemico.
Con l'arrivo di novembre, le truppe Alleate in Italia sapevano che era giunto il momento di trincerarsi per un secondo inverno ma avevano la soddisfazione di sapere di aver battuto il nemico su molte miglia di terreno durante l'ultimo anno.
Per quasi due mesi interi avevano lottato avanzando di montagna in montagna in una campagna che, per intensità durante un'azione prolungata, non aveva riscontro con qualsiasi altro sforzo fatto dagli eserciti altrove. Iniziando durante le calde e limpide giornate di inizio settembre, l’avanzata, in proporzione all'aumento delle piogge torrenziali, gradualmente rallentò fino a fermarsi alla fine di ottobre.
La tensione delle pesanti perdite, l'aumento della resistenza nemica e le rotte di rifornimento fangose logorarono anche la forza offensiva delle divisioni attaccanti.
Si riteneva che le nostre truppe avrebbero potuto continuare, se non fosse stato per un fattore di controllo primario: lo stato delle scorte di munizioni disponibili per l'esercito. La priorità nelle munizioni e nei rimpiazzi era passata alle forze del Generale Eisenhower sul fronte occidentale. Fu stimato che se il tasso medio di utilizzo giornaliero fosse continuato, le attuali scorte disponibili per l'esercito, compresa l'assegnazione a quel momento e la riserva di teatro, sarebbero state completamente esaurite entro il 10 novembre. Fu inoltre stabilito che le assegnazioni di teatro per il periodo dal 10 novembre al 10 gennaio non sarebbero state sufficienti per una qualsiasi missione al di là di un ruolo difensivo.
Ci sarebbe voluto un po' di tempo per accumulare la riserva necessaria per supportare anche attacchi offensivi limitati soprattutto in alcune categorie, come le munizioni per i cannoni da 155 mm, poiché la capacità produttiva negli Stati Uniti non era in grado di soddisfare la domanda complessiva. In queste condizioni, la 5a Armata non aveva altra scelta che interrompere le operazioni e non si sapeva quando si sarebbe potuto intraprendere una nuova azione prolungata. Quindi, il 30 ottobre, il Comandante della 5a Armata impartì istruzioni verbali, confermate in una successiva direttiva scritta il 3 novembre, delineando l'azione da intraprendere da tutte le unità sotto il controllo dell’Armata.