La 232a Divisione di fanteria tedesca venne attivata il 26 giugno del 1944 nell’area di manovre di Wildflecken e trasferita in Italia nell’agosto dello stesso anno. Era composta da uomini anziani e convalescenti provenienti dal fronte Russo. Era una divisione statica ed era classificata esclusivamente per servizi di seconda linea. Buona parte dello staff e dei soldati provenivano dalla divisione denominata “fantasma” di Wildflecken. Era comandata dal tenente generale Eccard Freiherr von Gablenz dalla sua costituzione sino alla resa nelle mani di ufficiali dell’esercito brasiliano, avvenuta nel maggio del 1945 in Lombardia. Nello stesso periodo gli ufficiali alle operazioni furono: il colonnello Heinz Herre (10 luglio 44 - 25 ottobre 44) e il maggiore Friedrich Wilhelm Kohlmeier (25 ottobre 44 - 45).
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Le posizioni della 232a Divisione di fanteria ad ovest del fronte, da metà dicembre del 1944 fino al 24 febbraio del 1945, sono le seguenti:
232° Battaglione fucilieri
Il battaglione, assieme ad un battaglione dalla Divisione italiana San Marco temporaneamente parte del 4° Battaglione Hochgebirgsjäger2 nel settore del passo dell’Abetone, è posizionato dal passo Radici fino a Cima Tauffi.
1045° Reggimento Granatieri
Il reggimento è posizionato da Pietra Colora sino a sud-ovest del paese di Vergato ovvero al confine di divisione e di armata.
1044° Reggimento Granatieri
Il reggimento è posizionato da Cima Tauffi verso Monte Spigolino, Monte Belvedere, fino a Monte della Torraccia (incluso). In particolare: il 2° Battaglione da Cima Tauffi a Rocca Corneta (inclusa) ed il 1° Battaglione da Rocca Corneta (esclusa) a Monte della Torraccia (incluso).
Il 1° Battaglione del 1043° Reggimento Granatieri
Il battaglione è posizionato in riserva ed impiegato nella costruzione di postazioni nei pressi del paese di Roffeno.
Il 2° Battaglione del 1043° Reggimento Granatieri
Il Battaglione, subordinato al 1045° Reggimento Granatieri, è posizionato da Monte della Torraccia sino al paese di Pietra Colora.
L’assalto ai Monti della Riva
Con questa disposizione sul campo, immediatamente prima del programmato ridispiegamento per permettere l’inserimento dell’intera 114a Divisione Jäger sulla destra della 232a Divisione di fanteria, iniziano i pesanti attacchi del nemico che, in un primo tempo, si dirigono solamente contro il 1044° Reggimento Granatieri il quale, nel dicembre 1944, aveva già respinto gli attacchi degli americani e brasiliani. Il nome “Operation Encore” (Operazione Bis) molto probabilmente è stato scelto a seguito dell’insuccesso degli attacchi brasiliani e americani nel novembre e dicembre del 1944.
Nella notte tra il 18 e il 19 febbraio 1945 il nemico, partendo dall’area di Vidiciatico, inizia un attacco a sorpresa che è diretto inizialmente contro il solo crinale di “Riva Ridge”, una catena di monti a nord di Monte Spigolino e Monte Mancinello (1452 m) che comprendono Monte Riva, Monte Serrasiccia (1395 m), Monte Cappel Buso (1151 m) fino al Pizzo di Campiano (962 m) a sud del paese di Rocca Corneta. Il nemico ha bisogno del crinale, in particolare il Pizzo di Campiano, come protezione del fianco sinistro nell’attacco principale al Monte Belvedere. Nei giorni 18 e 19 febbraio 1945 la 232a Divisione di fanteria tedesca sta preparando l’avvicendamento di varie unità tra cui anche del 1044° Reggimento Granatieri.
Nel frattempo, dalla parte del nemico, venerdì 16 febbraio 1945 il comandante della 10a Divisione da montagna americana, maggiore generale P. Hayes, che aveva già combattuto in Francia durante la prima guerra mondiale, tiene un incalzante discorso davanti alla Compagnia C dell’85° Reggimento sottolineando l’importanza dell’attacco al Monte Belvedere. “The Mt. Belvedere is the strongest point of the German defense line in north Italy”. Condizione per la conquista di questo difficile obbiettivo, nella notte del 19 febbraio, era la presa, nella notte del 18 Febbraio, della posizione chiave Serrasiccia - Campiano (“The Serrasiccia - Campiano ridge is the key to the taking of Belvedere …”), perché dal Pizzo di Campiano i tedeschi sono in grado di osservare il pendio meridionale del Monte Belvedere e le rotte d’attacco degli americani. Per questo motivo il crinale deve essere conquistato già nella notte del 18 Febbraio, ancor prima che l’attacco contro il Monte Belvedere possa essere effettuato. L’esercito americano ha stabilito l’inizio dell’attacco al Monte Belvedere per la notte tra il 19 ed il 20 febbraio 1945 con i seguenti ordini:
- L’86° Reggimento deve conquistare il crinale tra il Monte Belvedere e il Monte Gorgolesco e da lì attaccare, in direzione nord-est, verso il Monte della Torraccia.
- L’85° Reggimento, guidato dalla Compagnia C, deve avanzare verso la cima del Monte Belvedere e, dopo la sua conquista, fare proseguire un battaglione verso nord-est.
- Il 1° e 3° Battaglione dell’87° Reggimento devono attaccare attraverso il pendio occidentale del Monte Belvedere.
Il generale Hayes spiega che il terreno è stato pesantemente minato e che ci sarebbero stati numerosi bunker e covi di mitragliatrici. Accenna poi che bisogna andare all’assalto senza riguardo ai feriti, anche ricorrendo al combattimento alla baionetta e che le postazioni nemiche devono essere assolutamente prese.
“You must continue to move forward. Never stop. If your buddy is wounded, don’t stop to help him. Continue to move forward, always forward. Don’t get pinned down. Never stop. When the assault comes, you must get into the enemy’s position as quickly as possible. You must move fast. Don’t give the enemy time to recover. Shoot him, bayonet him, and brain him with your rifle. You must take his position”3 .
Ai tedeschi va sfondato il cranio! Ai vincitori però, così disse il generale Hayes, va il bottino “prendetevi trofei e souvenir: macchine fotografiche, fucili, pistole ed orologi e spediteli a casa. Un giorno li potrete mostrare ai vostri nipoti
(“To the victors go the spoils, take trophies and souvenir’s: cameras, guns, pistols and watches. Ship them home. One day you can show them to your grand-children”).
Il generale, concludendo, augura “Good luck !” ai soldati. Questo discorso viene riportato anche da un corrispondente che annota: ”The General would make a hell of a football coach”.
Domenica 18 febbraio il generale Hayes parla anche agli ufficiali e gli uomini degli altri battaglioni prima che si rechino nelle aree di partenza per l’attacco.
Per l’attacco a sorpresa, nella notte tra domenica 18 e lunedì 19 febbraio 1945, contro Monte Cappel Buso le compagnie del 1° Battaglione dell’86° Reggimento entrano nelle quattro rispettive aree di partenza. Vengono trasportati su camion dai paesi di Torlaino e Farnè verso l’altura che corre da sud-ovest a nord-est lungo il fiume Dardagna. Destinazione delle singole compagnie (visto da sud-ovest) sono il Monte Mancinello (Compagnia D), il Monte Serrasiccia (Compagnia C), il Monte Cappel Buso (Compagnia B) ed il Pizzo di Campiano (Compagnia A), quest’ultima cima domina Rocca Corneta e il passo che porta da Querciola a Fanano. La Compagnia F deve arrivare a Cinghio del Bure e contribuire all’occupazione completa del crinale che, da parte dei tedeschi, è presidiato solo da due compagnie del 2° Battaglione del 1044° Reggimento Granatieri con una sezione della Compagnia MG. Un’altra compagnia (la 7a Compagnia del 1044° Reggimento Granatieri) è in riserva.
Il dislivello di quota che gli assalitori devono superare è di circa 500 m. All’inizio dell’attacco non è permesso fumare, accendere luci o parlare ad alta voce. I volti degli assalitori sono anneriti con della fuliggine. Il crinale va raggiunto, possibilmente, entro mezzanotte per poi attaccare dai fianchi le postazioni dopo un violento fuoco del 605° Battaglione d’artiglieria da campo. L’artiglieria è diretta sugli obbiettivi da osservatori dell’aviazione. Il comando del battaglione è stato installato in località Le Frescare. Luoghi di partenza per la salita verso il crinale sono le località di: Farnè, Torlaino, Madonna dell’Acero ed altri.
Nonostante la scarsa visibilità nella notte, i tedeschi, delle varie postazioni, oppongono una dura resistenza e portano persino dei contrattacchi; due volte sul solo Pizzo di Campiano. Qui cadono 13 uomini e 11 vengono fatti prigionieri. Sul Monte Serrasiccia cadono 7 uomini. Tra le varie postazioni si scontrano pattuglie di entrambe le parti ma di consistenze molto diverse tra loro. Singole unità tedesche ripiegano anche verso i bordi dei pendii settentrionali del crinale per evitare i proiettili dell’incessante cannoneggiamento da parte dell’artiglieria americana. Poi, anche gli americani si trovano sotto il fuoco ben diretto dell’artiglieria tedesca. All’alba del 19 febbraio, soldati del 2° Battaglione del 1044° Reggimento Granatieri tengono ancora alcune postazioni, dietro cumuli di neve, sul bordo settentrionale del crinale. A causa del forte cannoneggiamento dell’artiglieria americana i collegamenti telefonici con e tra le basi montane sono interrotti e lo rimarranno fino all’alba. In un primo momento il comandante del 2° Battaglione del 1044° Reggimento Granatieri esplora personalmente le postazioni prima di informare, purtroppo in ritardo, il comandante del reggimento ed adottare delle contromisure. Solo allora arrivano i primi rinforzi dalle retrovie perché il fuoco notturno dell’artiglieria americana, fino in profondità nelle retrovie, è ormai cosa scontata.
Già molto presto, all’alba del 19 febbraio 1945 e ancora prima che il comandante del 2° Battaglione abbia fatto rapporto sull’attacco nemico, l’aiutante e l’ufficiale di comunicazione del posto di comando del 1044° Reggimento Granatieri sono in giro in Krad per Castel d’Aiano al fine di cominciare lo spostamento di tutto il reggimento verso sinistra nonché la sostituzione del 1045° Reggimento Granatieri. Un reggimento della 114a Divisione Jäger deve sostituire il 1044° Reggimento Granatieri e la Divisione Jäger assumere l’intero settore destro fino a quel momento tenuto dalla 232a Divisione di fanteria. In seguito il tenente generale von Gablenz, con le forze resesi così disponibili, intende realizzare un contrattacco, partendo dall’area di Castel d’Aiano verso sud, simile a quello del dicembre 1944 nella valle del Serchio.
A causa della neve scioltasi durante la giornata, le strade delle falde meridionali sono sporche e l’incrocio stradale a sud di Montese è pieno, come speso accade, di nuovi larghi crateri che si delineavano sul fondo chiaro della neve. Tutti gli ufficiali del 1045° Reggimento Granatieri e del 2° Battaglione del 1043° Reggimento Granatieri sono riuniti a Castel d’Aiano per la conferenza sul ridispiegamento in atto delle truppe e sono all’oscuro, fino alla fine della riunione, di quello che si è verificato durante la notte precedente sul Monte Cappel Buso o meglio “Riva Ridge”. Il ritorno verso le prime linee avviene via Villa d’Aiano, completamente distrutta e bombardata dall’artiglieria statunitense e dagli Jabos4, proseguendo verso Rosola e per la strada lungo il fiume Panaro, passando a volte per delle gallerie, fino al ponticello di legno costruito dai genieri per attraversare il fiume. Qui, a causa del maltempo, intere falde di terreno sono scivolate a valle e formano delle barriere. Sul ponte del fiume Panaro ci viene incontro, in un fuoristrada (“Tatra”), il comandante del reggimento, il colonnello Winkelmann, che afferma: “Nell’alta montagna c’è qualche porcata in atto”. L’aiutante, con una seconda macchina, si reca immediatamente al posto di comando del reggimento e l’ufficiale addetto alle comunicazioni, insieme a dei radiotelegrafisti e tanto cavo telefonico, segue il comandante via Fanano verso il fronte. “L’Americano è sull’altura; la 10a Divisione americana sta attaccando”. Rapidamente la seconda macchina, pervenuta dalla località Ranocchio, viene caricata con dei cavi telefonici e comincia il viaggio, in piedi sul camion aperto perché il cielo è nuovamente pieno di Jabos, in fretta via Fanano sino alla località Due Ponti, il punto di partenza per il contrattacco. Là, al di sopra del paese, alpini del Battaglione “Hoch Vier” sono arrivati in camion da Pievepelago via Fanano e hanno piazzato dei mortai lungo la strada. Tante armi, soldati giovani, alpini con i loro zaini. Da qui doveva partire uno dei contrattacchi organizzati, quello al Monte Serrasiccia (1380 mt), costruendo, contemporaneamente, delle linee telefoniche.
Nel frattempo il comandante del reggimento è andato al vicino paese di Corona dove, nell’area di contatto tra 1° e 2° Battaglione, è posizionata, in riserva, la 7a Compagnia del colonnello Simon. Winkelmann desidera condurre personalmente una squadra all’attacco del Pizzo di Campiano. Tutti gli uomini della sezione comunicazione del 2° Battaglione del 1044° Reggimento Granatieri che sono stati impiegati in prima linea, la sezione radiotelegrafista e riparazione, sono stati coinvolti nei combattimenti di fanteria e la maggior parte di loro è caduta. Per i contrattacchi servono delle nuove linee telefoniche nonché collegamenti diretti con il 1° Battaglione.
I radiotelegrafisti del reggimento (Il sergente Kamm e con lui i giovani radiotelegrafisti Eritt e Marquardt originari della Prussia orientale) costruiscono a priori già un tratto di linea telefonica partendo dalla C. Pentiz perché, a seguito del contrattacco della rinforzata Compagnia Eichwalder del 4° Battaglione alpini, sarà costruita una linea telefonica, completamente nuova, per il Monte Serrasiccia, da quota 500 mt fino a 1380 mt. Tutto ciò con circa un metro di neve sui pendii settentrionali. Senza i bravi muli sarebbe ben impossibile rifornire costantemente la squadra di uomini al lavoro del pesante cavo. Visto però l’attacco generale degli americani contro il Monte Belvedere, partito durante la notte, la squadra che stava costruendo le linee telefoniche, all’alba, deve tornare assolutamente giù dal monte poiché anche a Monte Belvedere, e ancor prima a Corona, vengono a mancare i radiotelegrafisti. Per tutta la notte l’ufficiale radiotelegrafista rimane dal capitano Maas, del 232° Battaglione fucilieri, il quale assume la responsabilità del settore di Fanano e conduce il contrattacco del 232° Battaglione Fucilieri e del 4° Battaglione alpini. Contemporaneamente bisogna stabilire dei collegamenti con le altre unità che partecipano all’attacco, con la 7a Compagnia del 1044° Reggimento Granatieri a sinistra nonché con il 4° Battaglione alpini a destra.
Degli 80 uomini della 7a Compagnia del Reggimento Granatieri che effettuano il contrattacco, 35 rimangono uccisi o vengono feriti e tre vengono fatti prigionieri. Della 1a e 3a Compagnia del 232° Battaglione Fucilieri, 29 uomini vengono fatti prigionieri. L’atmosfera è molto tesa, solo dopo lunghi intervalli la Compagnia Eichwalder del 4° Battaglione alpini si fa viva. A causa della salita particolarmente difficile, dovendo rifornire nuovamente del cavo telefonico, sono necessari altri due asini. A sinistra, poco prima dell’arrivo sulla cima della montagna, cade il capitano Knoblauch che era in testa alla squadra d’assalto. Durante la notte l’ufficiale radiotelegrafista comunica continuamente la situazione al comandante il quale, nel frattempo, è tornato alla postazione di comando del reggimento. Dopo l’interruzione, a causa dei combattimenti in corso, della linea telefonica principale che porta al Monte Belvedere, bisogna stabilire un nuovo collegamento diretto con Monte Belvedere da parte del centralino telefonico avanzato. Verso mattina l’ufficiale radiotelegrafista riceve l’ordine di tornare indietro perché ormai il fronte, nel settore del 1° Battaglione, è interrotto su una tratto di circa 15 km. Da mezzanotte il 1° Battaglione del 1044° Reggimento Granatieri, dispiegato nei pressi del Monte Belvedere, è coinvolto in pesanti combattimenti difensivi. Nel frattempo, durante i combattimenti, la situazione del 2° Battaglione 1044 richiede un cambiamento della posizione della linea telefonica con Fanano. Il capo della squadra comunicazione, il maresciallo Pliger, deve costruire, nonostante l’altezza della neve che nelle vallate laterali è di circa 1,50 mt., dei collegamenti telefonici diretti seguendo la linea di combattimento principale in perenne movimento. Anche la 6a Compagnia del 1044° Reggimento Granatieri è coinvolta dagli attacchi nemici contro il Monte Belvedere. Nonostante tutto si riesce a stabilire un collegamento telefonico diretto.
Nella notte stellata, nei pressi del Monte Serrasiccia, la Compagnia Eichwalder, dopo aver attraversato dei canaloni pieni di neve, è coinvolta in violenti combattimenti. I fucilieri nemici sono dietro dei cumuli di neve a cui hanno praticato delle feritoie e i tiratori scelti, con dei fucili di precisione, sparano ai Cacciatori alpini che lentamente avanzano attraverso il sottobosco innevato. Le postazioni di difesa degli americani, adesso sotto assalto, si trovano sul bordo della cresta della montagna, per lo più dietro a cespugli innevati. I soldati Tedeschi, nel contrattacco, hanno lo svantaggio di dover avanzare lungo pendii ricoperti di neve alta e ghiacciata. Al buio risulta altrettanto difficile tenere il contatto con gli uomini a destra e a sinistra, inoltre incombe il pericolo di sparare alla propria gente. Ma gli americani, che usano anche delle pallottole esplosive, tuttavia sono respinti, aggirati e attaccati ai fianchi. Nelle postazioni in mezzo alla neve, abbandonate precipitosamente con la luce dell’alba, gli Jäger attaccanti trovano munizioni, indumenti, vanghe, provviste, caffè, gavette, fornelli a benzina, sigarette della marca Chesterfield, gomme da masticare al gusto cannella e tanto altro. Dopo il sorgere del sole, con la visuale chiara, i combattimenti si attenuano e gli assaltatori si sistemano per la difesa dietro dei cumuli di neve. Ora da entrambe le parti i feriti richiedono cure. Nel corso della mattinata, però, i combattimenti si riaccendono. Raffiche di MG, impiego di mortai e, da parte degli Americani, di nuovo l’impiego di pallottole esplosive che causano ferite di dimensioni di un pugno d’uomo. Verso mezzogiorno gli osservatori dell’artiglieria americana sorvolano le postazioni a bassa quota e ne segue un violento cannoneggiamento. Poi, sul Monte Serrasiccia, iniziano di nuovo gli attacchi americani, a cui fanno seguito contrattacchi tedeschi. Anche se le precedenti postazioni sulla cima non sono più riconquistabili è tuttavia possibile stabilire una nuova HKL5 sulla metà superiore del pendio. Qui i combattimenti perdurano per più giorni ma il nemico non riesce a sfondare. I contrattacchi tedeschi al Pizzo di Campiano sono effettuati dalla 7a Compagnia del 1044° Reggimento Granatieri e dal 232° Battaglione fucilieri. “The Germans renewed their attacks and continued to hammer the thin line of defence of the strategic height all night”. A causa delle rispettive artiglierie le perdite su entrambe le parti sono alte. La mattina del 20 febbraio cadono, sul solo Pizzo di Campiano, 26 tra granatieri e fucilieri e altri 7 vengono fatti prigionieri. Dopo il 21 febbraio il nemico deve avanzare e richiamare dei nuovi rinforzi.
Secondo quanto affermato del tenente generale Gablenz stesso, qualche tempo dopo, è vero che i contrattacchi della 232a Divisione di Fanteria nel settore del 2° Battaglione del 1044° Reggimento Granatieri lungo tutto il crinale (Riva Ridge) fino al 24 febbraio furono eseguiti precipitosamente ma, nonostante tutto, considerando anche la montagna molto difficile ed innevata, il nemico non riuscì a sfondare. Il 2° Battaglione del 1044° Reggimento Granatieri aveva pagato, sul crinale della montagna, un altissimo tributo di sangue sia nell’attacco a sorpresa notturno da parte degli americani che nel seguente contrattacco; tuttavia era però riuscito a procurare agli americani delle perdite inattese. Per accorciare il fronte e per migliorare la posizione della 232a Divisione, Von Gablenz decide di ritirarsi da Cima Tauffi, attraverso il Monte Lacio, per riposizionarsi lungo il pendio settentrionale del Monte Cappel Buso. Questa posizione ritrova a Polla il contatto con la vecchia HKL verso est.
Dopo la sostituzione del 2° Battaglione del 1044° Reggimento Granatieri avvenuta il 24 febbraio, l’altura è affidata al settore della 114a Divisione Jäger alla quale è assegnato il 232° Battaglione Fucilieri il quale, a sua volta, ha guidato il contrattacco al Pizzo di Campiano e a cui è temporaneamente assegnato anche il 4° Battaglione alpini. Quest’ultima parte del mese di febbraio ha registrato 25 caduti, 36 feriti e 23 dispersi. Secondo i rapporti del 1 marzo 1945 era però ancora un’unita di combattimento forte con 19 ufficiali, 166 sottufficiali e 834 uomini oltre a 188 volontari e 1 ufficiale nelle colonne muli e autisti trasporto munizioni; complessivamente 1237 uomini, 51 muli, 4 cannoni antiaerei da 2 cm, 4 cannoni da montagna 36, 42 mitragliatrici e 16 mortai di medio calibro. Il morale e la volontà d’impegno dell’unità è valutato con voto buonissimo e il valore di combattimento con livello 2.
Mentre nella notte del 19 al 20 febbraio 1945 hanno luogo i contrattacchi organizzati tedeschi, anche al Monte Belvedere il nemico si presenta puntualmente con un attacco notturno. La notte è stellata, gelida e ad ogni passo la neve scricchiola sotto i piedi. Il 19 febbraio alle ore 23:00, il 1° e il 3° Battaglione dell’85° Reggimento della 10a Divisione da montagna passano la linea di partenza, il 1° Battaglione a destra e il 3° a sinistra, per poter raggiungere il crinale fra il Monte Belvedere e il Monte Gorgolesco. Il divario di quota ancora da superare è di solo 150 mt e l’attacco può essere portato avanti solo dal fianco est, verso l’alta cima del Monte Belvedere a quota 1130 mt. All’inizio dell’attacco è vietato sparare. Anche l’artiglieria e gli aerei non devono ancora entrare in scena. Non si riesce però a sorprendere i tedeschi in pieno. La Compagnia B del 1° Battaglione dell’85° Reggimento, impegnata a destra avanzando da est, già alle ore 00:40 si trova sotto il fuoco tra le località di S. Filomena e La Valle. Alle ore 01:00 il 3° Battaglione dell’85° Reggimento americano dista ancora 270 mt dalla cima del Monte Belvedere quando inizia il fuoco di difesa di due mitragliatrici e dei mortai, a cui segue il fuoco d’artiglieria e, infine, anche di armi leggere. Nonostante sulla cima del monte ci siano solo due gruppi di granatieri tedeschi, un gruppo mortai, un postazione d’osservazione e un postazione di radiotelegrafo, viene opposta una dura resistenza. Più il nemico avanza più si intensifica il fuoco dei difensori. Le due postazioni di mitragliatrice tedesche vengono infine neutralizzate tramite bombe a mano (“wiped out with handgrenades”). A questo scopo alle ore 00:34 il nemico aveva portato avanti un ulteriore battaglione.
Nel frattempo la linea telefonica sino alla cima del Monte Belvedere, attraverso la diretta per il Ponte, è ancora completamente funzionante e anche la linea radio è ancora stabile nonostante sia stato dato l’ordine di distruggere i documenti chiave e di passare alla linea di radiotelefonia. In seguito, la base in cima al monte comunica che è completamente circondata dal nemico: “continuiamo a difenderci … siamo rimasti in sei …”. Il collegamento radio si interrompe insieme al collegamento telefonico via cavo. Sono unilaterali, dal comando, i tentativi di contattare la postazione: “pronto postazione, pronto postazione …!”. La postazione in cima al monte è persa.
Mentre il 2° Battaglione dell’85° Reggimento americano occupa il pendio meridionale del Monte Belvedere, il 1° Battaglione viene spostato dal Monte Belvedere, in un primo momento, dietro al 2° Battaglione dell’86° Reggimento per avanzare verso il Monte Gorgolesco (1125 mt) e la Cappella di Ronchidoso (1045 mt), in direzione Monte della Torraccia (1082 mt.) al fine di sfondare, con un attacco ai fianchi, la seconda linea di difesa del 1° Battaglione del 1044° Reggimento Granatieri. Dopo che il 2° Battaglione dell’86° Reggimento aveva già subito delle perdite nei campi minati, alle ore 03:00 anche il 1° Battaglione dell’85° Reggimento subisce il fuoco di mortai da Monte Gorgolesco. Il nemico riesce ad occupare quest’ultimo monte solo alle ore 06:30.
Incontrano grossi problemi anche il 1° e il 3° Battaglione dell’87° Reggimento americano che si confrontano, nell’area centrale dell’attacco, con la HKL tedesca lungo Rocca Corneta - Polla - Corona tra “Riva Ridge“ ed il Monte Belvedere. I battaglioni americani avanzano da Querciola con il supporto di carri armati, attaccando il Monte Belvedere anche da ovest.
Fino al 18 Febbraio il 3° Battaglione era stato in riserva del IV° Corpo d’armata americano. Entrambi i battaglioni, come tutti gli altri, si presentano all’attacco il 19 Febbraio alle ore 23:00. Già nella notte precedente, contemporaneamente all’operazione contro “Riva Ridge”, il 2° Battaglione aveva occupato la Casa Buio a nord ovest di Querciola. Alle ore 2:10 sia la Compagnia B che la Compagnia D, al sud di Polla all’altezza di Fossa della Polla, si trovano sotto il fuoco dalle altre postazioni tedesche. Ora però gli assaltatori vengono guidati dai partigiani di cui quattro vengono uccisi (“Four partisans had been killed”). La Compagnia C prende Corona, difesa da 39 soldati tedeschi, e si riunisce alla Compagnia B per risalire il pendio occidentale del Monte Belvedere. Alle ore 06:30 il 1° Battaglione raggiunge Valpiana subendo il fuoco dei mortai tedeschi. Anche qui l’attacco si ferma. Le condizioni meteorologiche sono buone per tutta la giornata, permettendo i continui attacchi dei Jabos e un pesante bombardamento d’artiglieria.
Già nella mattinata del 20 febbraio cominciano le operazioni di preparazione al contrattacco da parte della 232a Divisione di fanteria e della prima unità della 114a Divisione Jäger. A causa della superiorità aerea del nemico, di giorno tutte le manovre sono pressoché impossibili. Pavullo viene pesantemente bombardata per la seconda volta, incluso l’ospedale. Già nei pressi di Sestola, dove, scarsamente mimetizzate, sono ferme lunghe colonne della 114a Divisione Jäger, l’ufficiale radiotelegrafista del 1044° Reggimento Granatieri, mentre tornava in Krad dall’area di Fanano, subisce un attacco di Jabos. Il bombardamento di sbarramento del nemico è pesante. I soldati si buttano giù dalla strada, allo scarso riparo di un sentiero. Tra le colonne di mezzi si trova il veicolo del generale Strahmer, comandante della 114a Divisione Jäger il cui 741° Reggimento avanza verso il fronte per rilevare le posizioni del 2° Battaglione del 1044° Reggimento e, in parte, del 232° Battaglione Fucilieri. Il generale si mette al riparo con il suo veicolo e riesce a proseguire solo dopo 2 ore, durata dell’attacco aereo e del bombardamento. Il nemico vuole distruggere sin dalle retrovie le forze tedesche che affluiscono verso la prima linea. Si avanza a fatica, 300/400 metri alla volta prima che arrivino i prossimi Jabos. Nella valle del Panaro, nella parte meridionale del fronte, avanzano le ultime riserve della 232a Divisione di fanteria, al contrattacco verso Monte Belvedere insieme alla 114a Divisione Jäger. Fanteria, esploratori, cacciatori avanzano da riparo a riparo, da albero ad albero, da cespuglio a cespuglio a causa dei Jabos.
All’arrivo del 1044° Reggimento nelle postazioni di combattimento, i caccia bombardieri e bombardieri pesanti nemici stanno effettuando un nuovo attacco aereo contro la cittadina di Montese, presumendone lì la postazione di comando del 1044° Reggimento. Bomba dopo bomba, enormi nuvole di fumo si alzano verso il cielo tanto che, nonostante la distanza di 2 km in linea d’aria, si rompono i vetri delle finestre della postazione di comando. Dopo il rapporto sulla difficile situazione nel settore del 2° e del 1° Battaglione, il comandante torna al fronte attraverso Albarelli. Tutti i collegamenti radio funzionano: “nell’etere c’è un gran caos”.
La mattina del 20 Febbraio, supportato da caccia bombardieri, il nemico ha ripreso la sua attività d’assalto su un ampio fronte. I battaglioni dell’85° Reggimento americano assaltano la riva est del Monte Belvedere, avanzando dal Monte Gorgolesco in direzione nord est verso il Monte della Torraccia, quindi sfondano il fronte tramite attacchi ai fianchi contro le singole postazioni che sono carenti d’uomini. Ovunque questi attacchi sono appoggiati da caccia bombardieri e artiglieria. Nel caso in cui la resistenza sia più forte la fanteria americana aspetta prima l’impiego d’armi pesanti e Jabos. Le deboli postazioni sulle alture 1059, 1088, 1019, Capella di Ronchidoso e altre vengono tutte “macellate”. Tuttavia il nemico riesce ad arrivare solo sino all’altura 1009 e solo nella serata del 21 Febbraio. Singole compagnie del 2° Battaglione dell’86° Reggimento americano attaccano da sud Ronchidoso di Sotto e, in seguito, la seconda frazione del paese Ronchidoso di Sopra (a sud della Cappella), contattando, per la prima volta alle ore 20:00, i brasiliani che sono completamente isolati e inattivi.
Nell’area centrale dell’attacco tra il “Riva Ridge” e il Monte Belvedere carri armati americani e caccia carri, posizionati a Vidiciatico pronti all’attacco, si mettono in marcia verso Corona. L’avanzata viene fermata alle ore 11:00 a Querciola6 perché la strada è stata minata e genieri non hanno ancora finito di bonificarla dalle mine. Nella note quattro partigiani, che dovevano esplorare il terreno, sono finiti tra le mine. A Querciola anche la Compagnia C del 85° Reggimento aveva preso posizione, già prima dell’attacco, nella chiesa del luogo. Alle 11:30 anche un carro armato finisce tra le mine, inoltre un veicolo con armi e un bulldozer bloccano lo stretto passaggio del sentiero. Il recupero degli americani feriti viene effettuato con veicoli cingolati. Oltre 100 soldati tedeschi morti giacciono nell’area di combattimento del 2° Battaglione 1044° Reggimento.
I primi prigionieri tedeschi soffrono il freddo della notte e lo shock dell’imprigionamento. I soldati dell’87° Reggimento raccolgono i prigionieri di guerra in un campo di concentramento ed effettuano interrogatori riguardo il posizionamento delle truppe, i rispettivi equipaggiamenti, la forza di combattimento, le riserve disponibili ed altre informazioni. Gli interrogatori vengono guidati dallo Staff Sergeant Leo A. Handel. Tra i prigionieri c’è anche il comandante della 6a Compagnia del 1044° Reggimento Granatieri, il tenente della riserva Student. Secondo i rapporti di Earle è lui il primo a fornire volontariamente informazioni tanto che sulla sua scheda della croce rossa verrà annotato la parola “deserter“7 (“he talked willingly and gladly when his Red Cross Card was about to marked deserter”). Probabilmente le postazioni di combattimento del 1044° Reggimento Granatieri, che sino a quel momento gli americani sapevano in una posizione sbagliata, fu rivelata da un altro prigioniero poiché dalla stessa notte le posizioni subiscono pesanti bombardamenti d’artiglieria. Il 2° Battaglione del 1044° Reggimento Granatieri è sostanzialmente sconfitto. Al posto del caduto comandante del battaglione, il comandante della 5a Compagnia guida il medesimo. La 4a Compagnia con le MG e i mortai è pressoché annientata; dopo l’assalto nemico anche il comandante della compagnia rimane gravemente ferito e rimane a terra nella neve. Il giorno dopo, assieme ad altri due feriti, viene ucciso a sangue freddo dai nemici. Un solo soldato ferito, che si è finto morto, riesce a tornare tra le proprie linee a riferire l’accaduto.
L’intero settore del 1044° Reggimento fanteria, dalla linea di combattimento principale fino alla strada per Montese attraverso Salto e S. Martino fino al Panaro, è sotto l’incessante bombardamento dell’innumerevole artiglieria pesante nemica e dei continui attacchi di Jabos su bersagli predeterminati e su tutto quello che si muove. Il nemico lancia bombe al fosforo. L’uso di proiettili esplosivi porta di nuovo a delle terribile ferite. Tuttavia il nemico non riesce a sfondare. Sulle alture conquistate il nemico ha preparato delle postazioni d’osservazione dalle quali ha un’ampia visuale nell’hinterland. Aerei d’osservazione guidano il fuoco d’artiglieria. Durante il giorno esploratori aerei scattano delle foto di 13 postazioni d’artiglieria tedesca: al Sasso dell’Oca (4), a sud di Montese (5) e a Campiano (4). Cinque nuove postazioni vengono individuate ad ovest di Montese.
Nel corso del pomeriggio del 20 febbraio, nella base principale di comunicazione del 1044° Reggimento Granatieri un radiomessaggio segue l’altro: ”il nemico ha raggiunto la strada”, “combattimenti corpo a corpo davanti alle postazioni della 5./A.R. 232”, “raggiunto da bomba il centralino del 2° Battaglione al sud di Castelluccio”, “sta cambiando postazione la squadra radiotelegrafisti Wehrmann” (originalmente con il 2° Battaglione del 1044° Reggimento Granatieri ed ora con il 232° Battaglione Fucilieri) verso il campo aperto vicino alla Casa del Lago, dopo il ritiro della sezione Pak8 del tenente Jäger (14./1044) nel paese di Fanano, “fuoco sui fianchi ad Albarelli”, “nella tempesta di fuoco una bomba ha colpito in pieno il dormitorio della squadra d’assalto del 1044° Reggimento Granatieri, che si stava preparando al contrattacco” e cosi via fino a notte fonda.
Con la perdita o il ritiro delle postazioni d’osservazione ed il parziale spostamento delle batterie o la loro perdita, mancano temporaneamente tutti i collegamenti e le comunicazione con l’artiglieria.
La fanteria invece riesce a stabilire una nuova linea di difesa, tramite collegamenti diretti tra i singoli battaglioni. Un’avanzata nemica attraverso Corona fino all’altezza di Cappella il Monte viene bloccata. Proprio in quest’occasione, di sera, un gruppo con il comandante del reggimento viene temporaneamente bloccato in una casa e deve essere liberato. Un reggimento formato da partecipanti dei corsi d’addestramento e nominato “gruppo di combattimento tenente Hose” è messo a disposizione sulla riva della montagna a nord di Castelluccio. Nella notte ricompaiono persino i buoni soldati creduti persi tra cui anche il radiotelegrafista Kunze dall’avamposto.
Nella notte del 21 febbraio l’artiglieria nemica concentra il fuoco dei loro calibri pesanti (175 mm e 210 mm) sul posto di comando del 1044° Reggimento Granatieri. Nonostante l’incessante fuoco d’artiglieria, il centralino e la postazione di trasmissione vengono spostati in un bunker nella periferia del villaggio, sotto a delle antiche querce. Nella mattinata del 21 febbraio anche la postazione di comando del reggimento “Feldmabig” viene traslocata in questa stretta galleria usata, finora, dal 4° reparto. Purtroppo in quest’occasione un soldato perde una gamba a causa di una granata ed anche il prete del paese viene ferito.
Finalmente arrivano delle armi pesanti in supporto alla fanteria. La squadra Panzerjäger9 e una squadra di cannoni d’assalto ottengono, nella stessa notte, un collegamento radiotelefonico dedicato.
Nella mattinata del 21 febbraio 1945 dei bombardieri bombardano la postazione di comando del reggimento a San Martino. Le bombe, dopo che una MG aveva aperto il fuoco contro gli aerei, cadono al di fuori del paese. Tutto il tratto San Martino – Montese – Albarelli - Castelluccio da questo momento in poi si trova sotto il costante fuoco dell’artiglieria e degli attacchi di Jabos. Gli americani, fino alla sera del 21 febbraio, riescono solamente ad occupare l’altura 1009 mt poi, sino alla mattina dopo, rimangono in attesa del supporto dei Jabos. E’ certamente da aspettarsi che gli americani sfruttino questo successo e continuino l’attacco anche verso il Monte della Torraccia poiché, con il possesso anche di questa montagna, il nemico si apre la possibilità di avanzare anche in direzione di Castel D’Aiano per poi proseguire, quasi sempre in discesa, lungo la valle del Reno sino all’area di Bologna e nella pianura Padana.
Con la conquista del Monte della Torraccia il nemico riesce ad impedire la riunione della 232a Divisione fanteria, comandata dal tenente Generale Von Gablenz, con la 114a Divisione Jäger.
Von Gablenz migliorò le proprie postazioni in particolar modo nell’area di Bombiana, cioè nell’area del 1045° Reggimento Granatieri. Il suo piano era di “danneggiare il nemico, catturare prigionieri e prendere materiali, guadagnare chiarezza sulla forza e le intenzioni del nemico ed ingannarlo sulle nostre forze ed intenzioni”. A causa dell’assoluta superiorità aerea nemica, l’impresa doveva essere effettuata nella notte partendo dall’area tra Monte Cappel Buso e Monte Belvedere, cioè tra Rocca Corneta e Corona, contro il paese di Lizzano in Belvedere. Partendo da lì, l’avanzata a sorpresa di un gruppo di combattimento, doveva muoversi verso Gaggio Montano per poi girare verso nord e riconquistare, da sud, il monte di Bombiana (882 mt). La pianificazione e l’intera ricognizione, durante la quale singole squadre d’esploratori si portarono fino a Lizzano in Belvedere e Bombiana, era ormai compiuta.
Nonostante la perdita del Monte Belvedere, avvenuta il 20 febbraio, la non consapevolezza dei pesanti combattimenti e delle forze effettive della 10a Divisione da montagna americana, che in realtà non è una divisione “leggera”, lo Stato Maggiore tedesco non ha ancora abbandonato, anzi accelera, l’inserimento della 114a Divisione Jäger, che si avvicina al fronte in faticose marce notturne dalle valli di Comacchio attraverso Ferrara, Modena, Pavullo e da Monfestino in camion. Questa divisione Jäger, nella quale prestano servizio il 20% di Volksdeutsche10, era stata precedentemente assegnata alla 10a Armata ed ora è stata riassegnata alla 14a Armata con il compito di riprendere tutto il settore di destra della 232a Divisione di fanteria, dal Monte Belvedere verso ovest fino al Passo di Radici. In seguito la 232a Divisione effettuerà l’attacco pianificato. La divisione Jäger e il LI Gebirgskorps devono anticipare l’attacco americano al Monte della Torraccia, a questo scopo i piani sono di portare un veloce attacco contro Monte Belvedere. A questo fine, e nonostante stia combattendo, il 1044° Reggimento Granatieri, che ha subito le perdite più pesanti, viene ristrutturato in fretta e furia, in particolare modo per quanto riguarda la 13a compagnia cannoni supporto alla fanteria e le due compagnie di mortai pesanti (4 e 8).
Il 1044° Reggimento Granatieri ha sofferto molto ed è riuscito, solo a fronte di perdite altissime, ad impedire uno sfondamento in profondità delle linee di difesa tedesche da parte del nemico, non è quindi più ritenuto sufficientemente forte per portare avanti un contrattacco contro il Monte Belvedere. Conseguentemente il colonnello comandante del 741° Reggimento della 114a Divisione Jäger viene designato a guidare il contrattacco. Come “consulente” gli è assegnato il tenente colonnello Winkelmann, comandante del dissanguato 1044° Reggimento, che possiede ottime conoscenze del campo di battaglia. Il tenente generale Von Gablenz, in seguito, si dichiara dispiaciuto per questa decisione. A questo comandante, esperto del campo di battaglia, sono assegnati oltre al 741° Reggimento della 114a Divisione Jäger anche parti importanti del pur pesantemente ridotto 1044° Reggimento Granatieri. Vengono inoltre portate in prima linea anche le riserve ancora disponibili del 2° Battaglione del 1043° Reggimento Granatieri, coinvolte nella battaglia nella parte più a sinistra del fronte e che potevano essere impiegate piuttosto per la difesa del Monte della Torraccia, nonché il battaglione riserve (Feldersatzbatallion) e parti del Battaglione Pionieri della 232a Divisione di fanteria. “In effetti “, scrive più tardi Von Gablenz “gli uomini, stanchi dall’affrettata marcia (quelli della 114a Divisione Jäger) non erano più in grado di portare avanti un serio tentativo d’attacco. Le prospettive per un attacco furono poco propizie sin dall’inizio perché l’artiglieria aveva già perso molte postazioni d’osservazione ed era difficile riuscirne ad istallarne rapidamente di nuove che avessero una buona visuale sul terreno da riconquistare; inoltre, una parte delle batterie di artiglieria furono costrette ad effettuare dei cambi di postazione ed erano a mala pena disponibili”. Durante la riunione tenutasi nel pomeriggio del 21 febbraio 1945 presso il posto di comando del 741° Reggimento della 114a Divisione Jäger, nei pressi della località Albarelli, per pianificare il contrattacco al Monte Belvedere, il comandante della 232a Divisione ha convocato “tutti i comandanti decisivi”; “vengono discussi”, così afferma Von Gablenz, “e illustrati tutti i problemi. In conformità a quanto deciso, l’attacco deve partire solo nel caso in cui si riescano a compiere - anche se affrettatamente - tutti i preparativi stabiliti e a raggiunte le rispettive posizioni di partenza”. Quando il comandante della divisione, tenente generale Von Gablenz chiama, alle ore 02:00 nella notte del 22 febbraio 1945, il comandante del Reggimento Jäger, questi riferisce che “è fiducioso“ e che “la truppa sarebbe stata pronta ad attaccare come prestabilito”.
Von Gablenz ordina quindi di attaccare. In realtà, in quel momento, c’erano ancora una serie di camion del 741° Reggimento della 114a Divisione Jäger, carichi di uomini, in movimento da Monfestino verso il fronte e quindi non pronti all’azione. Parti del 1044° Reggimento Granatieri, il cui approntamento era stato verificato dal colonnello Winkelman, si presentano in tempo nel settore a loro assegnato in ottemperanza agli ordini ricevuti, portano un deciso attacco verso Corona e al pendio settentrionale del Monte Belvedere, fino a metà quota, dove sono costretti a fermarsi, poiché viene a mancare il supporto delle unità della 114a Divisione Jäger che non si presentano oppure si presentano solo in parte. A causa dei fianchi scoperti, le compagnie del 1044° Reggimento vengono attaccate alle spalle e oltre 100 uomini vengono fatti prigionieri. Della 3a Compagnia del 741° Reggimento della 114a Divisione Jäger, che riesce a malapena ad intervenire nei combattimenti, 29 uomini sono fatti prigionieri. Il radiotelegrafista del 1044° Reggimento che, durante l’attacco, aveva guidato l’istallazione della linea telefonica dal posto di comando presso la località Albarelli e che era riuscito a dormire in tutto solo sei ore durante le ultime notti, osserva e annota nel suo diario: “Il colonnello dorme e le sue compagnie non arrivano. L’attacco inizia in ritardo, solo con alcune unità del 1044° Reggimento Granatieri”. Le truppe del 1044° Reggimento Granatieri hanno, però, riconquistato metà del pendio del Monte Belvedere e, nonostante l’appoggio dei carri armati alle truppe americane, la località di Corona. L’avanguardia degli americani, prima di ritirarsi di fronte all’incalzare del 1° Battaglione del 1044° Reggimento Granatieri, fa saltare in aria l’abside della cappella a nord di Corona.
Il tenente generale Von Gablenz scrive: “L’attacco (del Reggimento Jäger) fu un fallimento completo e non ebbe nemmeno l’effetto di ostacolare l’attacco del nemico al Monte della Torraccia avvenuto nella giornata stessa. Nella verifica delle cause che portarono a questo fallimento risultò, come fatto inoppugnabile, che il rapporto del comandante del reggimento, riguardo all’approntamento e preparazione compiuti in tempo - fatti che il comandante responsabile non ha mai personalmente verificato - non corrispondeva alla realtà. Per questo motivo una parte della truppa non si era presentata all’attacco, anzi, fu persino coinvolta dall’attacco nemico al Monte della Torraccia, a dimostrazione di uno schieramento sbagliato. Il fallimento del comandante del 741° Reggimento della 114a Divisione Jäger fu nuovamente la prova di come, a causa della lunga durata della guerra, vennero a scarseggiare adatte personalità di comandanti e come uomini capaci, a causa del continuo sovraccarico, non furono più in grado di trovare l’energia a loro richiesta”.
Dopo queste ricadute lo Stato Maggiore è dell’avviso che conviene riprendere almeno il Monte della Torraccia perché senza quella posizione, alla lunga, non sarà possibile tenere l’attuale HKL che corre da mezza altezza del pendio settentrionale del Monte Belvedere sino alle alture ad ovest di Pietra Colora.
Questo secondo contrattacco, contro il Monte della Torraccia, deve avvenire il 24 febbraio 1945. Il comando è affidato al colonnello tenente Winkelmann, comandante del 1044° Reggimento Granatieri. A questo scopo gli sono assegnate, oltre alle unità ancora efficienti dopo l’assalto del 22 febbraio, anche le unità esploratori della 114a Divisione Jäger e il battaglione d’addestramento Mittenwald degli Hochgebirgsjäger. Von Gablenz attribuisce ad entrambi un “valore di combattimento di voto buono” e scrive che “arrivarono puntualmente e relativamente riposati nell’area d’impiego”. Tutte le attività di preparazione per il contrattacco soffrono della massiccia disponibilità di materiale da parte del nemico: pesanti bombardamenti d’artiglieria nelle retrovie, sino alla massima portata dei pezzi d’artiglieria, guidati senza il minimo disturbo dagli esploratori aerei dell’artiglieria; attacchi di Jabos dall’alba fino al tramonto senza il minimo riguardo per la popolazione civile o, persino, per i veicoli della croce rossa in azione nonché l’impiego di munizioni al fosforo e proiettili esplosivi. Le informazioni ottenute dagli americani, durante gli ultimi giorni, nel corso dei sistematici interrogatori ai prigionieri tedeschi, si traducono immediatamente in attacchi d’artiglieria e bombardamenti come, ad esempio, nel caso del dormitorio dell’appena formata “squadra d’assalto” del 1044° Reggimento Granatieri o alla postazione di comando di questo stesso reggimento nonché su tutti i movimenti delle truppe osservati da civili e partigiani. Questi agenti e informatori non considerano, o trascurano, che nei conseguenti bombardamenti sui rispettivi paesi la popolazione civile ne rimarrebbe altrettanto colpita.
Per ora lo scopo del nuovo contrattacco è unicamente la ripresa del Monte della Torraccia, in seguito si cercherà anche di respingere il nemico giù dalle pendici del Monte Belvedere. Al 1° Battaglione del 1044° Reggimento Granatieri viene affidata di nuovo la parte più difficile dell’impresa poiché viene posizionato a metà pendio, con l’ordine di dirigersi verso la vetta del Monte Belvedere, ora occupato da ingenti forze americane.
Conseguentemente il 2° Battaglione del 1044° Reggimento, composto anche dal 741° Reggimento della 114a Divisione Jäger, viene posizionato ad est del 1° Battaglione con l’ordine di attaccare. La squadra d’assalto del tenente Hose, forte di 140 uomini e costituita da granatieri della 6a e 8a Compagnia del 1044° Reggimento Granatieri con tre mitragliatrici leggere e una pesante, occupano l’altura nei pressi di I Frati.
Il compito della riconquista del Monte della Torraccia è assegnato all’appena arrivato e “rinomato” battaglione d’addestramento Cacciatori alpini Mittenwald, chiamato anche “Ruchti-Battalion”.
Il battaglione d’addestramento Cacciatori alpini Mittenwald, condotto dal valoroso maggiore Ruchti, parte dall’area d’approntamento dell’attacco nei pressi del paese di Monteforte alle ore 21:15 con la seguente formazione:
- 1a Compagnia condotta dal capitano Dürfeld con due sezioni e due drappelli con 4 mitragliatrici (caposezione del primo drappello tenente Steindl).
- 2a Compagnia condotta dal tenente Gastl in ordine e armamento uguale alle prima. Lo Stato Maggiore del battaglione è composto da:
- 4a Compagnia condotta dal tenente Damerow con un gruppo di genieri, un gruppo radiotelegrafisti e un gruppo di mortai pesanti. §
- 5a Compagnia condotta dal tenente Hörtnagel con un gruppo di mitragliatrici, un gruppo mortai ed un gruppo di cannoni di fanteria (MG pesante, quattro mortai da 81 mm e due cannoni da fanteria da 76 mm)
Dopo la marcia attraverso le alture 891 e 874, alle ore 22:00, il battaglione arriva in località Vecchia dei Monti e alla linea di partenza per l’attacco in località Le Tane (933 mt.). Nel frattempo prendono posizione le armi pesante della 5a Compagnia. La postazione di comando del battaglione si trova a 200 mt a sud della località Le Coveraie. Obiettivo dell’attacco della 1a Compagnia è il Monte della Torraccia (1082 mt.) e, per la 2a Compagnia, l’altura 1079 mt. a sud-ovest del Monte della Torraccia. Dopo la conquista della cima, la 1a Compagnia deve avanzare verso sud sud-est e la 2a verso sud sud-ovest. Il contrattacco inizia la mattina del 24 febbraio 1945, in ritardo a causa di una comunicazione sbagliata da parte del tenente Jung che sostiene che il nemico avrebbe sfondato all’altezza della strada. L’attacco è appoggiato da un fuoco d’artiglieria ben diretto. Le nuove postazioni dell’artiglieria tedesca vengono però individuate quasi immediatamente e messe fuori uso dall’artiglieria pesante americana e brasiliana nonché da ininterrotti attacchi di Jabos americani. In un primo momento il contrattacco guadagna terreno ma, poco dopo, la fanteria subisce di nuovo la supremazia del nemico.
Il 1° Battaglione del 1044° reggimenti Granatieri, dopo aver superato il fuoco di sbarramento del nemico, riesce quasi a riprendere le vecchie postazioni ma viene bersagliato dal fuoco proveniente dalla cima del monte senza riuscire neanche a vedere il nemico. Le perdite sono conseguentemente di nuovo pesanti. Un ufficiale, tre sottufficiali e 27 Granatieri vengono fatti prigionieri. Della vicina unità ad est più di 100 uomini vengono fatti prigionieri.
In questa giornata il già debole 2° Battaglione del 1044° Reggimento se la cava con poche perdite. Al contrario il battaglione d’addestramento Cacciatori alpini Mittenwald subisce gravi perdite; l’attacco era iniziato bene, conquistando terreno, ma l’avanzata della prima compagnia viene soffocata dal pesante fuoco delle armi nemiche e da due carri armati americani posizionati sull’altura. Quattro uomini dello Stato Maggiore del battaglione, il comandante della prima compagnia capitano Dürfeld, 5 sottufficiali e 19 Cacciatori vengono fatti prigionieri. Tra i feriti c’è anche il capo della Ia sezione tenente Steindl. Il battaglione e la 232a Divisione di Fanteria riescono ad avanzare ma non sono in grado di conquistare tutto il monte.
Il maggiore Ruchti dichiara di “non avere mai visto un tale fuoco d’artiglieria specie per quanto riguarda la quantità di granate al fosforo lanciate”. Il battaglione non solo subisce forti perdite ma nella compagnia vanno anche smarriti i documenti delle radio trasmissioni incluso i cifrari. Anche nella sezione Esploratori succedono le medesima perdite. Un ulteriore cifrario rimane sepolto e un altro va perso in modo sconosciuto. Due radiotrasmettitori D2 saltano in aria. Il cifrario è svelato e tutte le altre postazione radio, durante la battaglia, devono sostituire il cifrario in uso con quello di emergenza. Più volte si interrompe la linea telefonica a causa dei bombardamenti dell’artiglieria a lunga gittata.
Concludendo il tenente generale Von Gablenz, commentando il contrattacco del 24 gennaio 1945, scrive: “la truppa già completamente esausta per la fatica e l’impegno aveva già dato il massimo di sé”. Contro due soli Battaglioni del 1044° Reggimento Granatieri il nemico aveva impiegato due grandi formazioni d’artiglieria, senza però riuscire sfondare.
Dall’ottobre del 1944, dopo che la 14a armata aveva passato l’esplorazione a lunga distanza alla 10a Armata, prevaleva un’immagine incompleta delle forze nemiche sul territorio. In realtà di fronte ai tedeschi non c’era una divisione “leggera” ma una divisione particolarmente ben attrezzata, forte e appena arrivata sul campo di battaglia: la 10a Divisione da montagna americana appoggiata della 1a Divisione corazzata americana e dalla 1a Divisione di fanteria brasiliana. Non ultimo anche l’appoggio e l’aiuto dei partigiani che, per quanto riguarda l’esplorazione dietro le linee nemiche e la guida in montagna, avevano avuto un effetto molto forte.
A partire dal 25 febbraio 1945 vengono, finalmente e anche se troppo tardi, apportati dei cambiamenti basilari.
Fino a quel momento, il peso maggiore dei combattimenti della 232a Divisione di Fanteria era stato a carico del 1044° Reggimento Granatieri, in particolar modo nella zona del Monte Cappel Buso e del Monte Belvedere con il maggior impatto tra il pendio occidentale del Monte Belvedere e Rocca Corneta. Il 24 febbraio 1945 il 1° Battaglione del 1044° Reggimento Granatieri è rimasto con una forza di combattimento di 150 uomini, il 2° Battaglione di 120 uomini. Mettendoli insieme, entrambi i battaglioni sono più deboli del 2° Battaglione del 1043° Reggimento Granatieri che ha in forza 330 uomini. I due battaglioni del 1045° Reggimento Granatieri con 433 uomini (2° Battaglione) e 392 uomini (1° Battaglione) sono ancora da considerare forte il primo, e medio forte il secondo. Anche il 232° Battaglione Fucilieri, con 397 uomini, ha ancora una forza media, mentre nel battaglione di riserva, a parte il personale logistico (129 uomini), sono rimasti ancora 432 uomini.
Il fatto che il 1044° Reggimento Granatieri sia stato in grado di mantenere il possesso della strada tra Monte Belvedere e Montese e da Rocca Corneta a Fanano senza essere sopraffatto, è dovuto all’esperienza e alla “prova panzer” della maggior parte dei suoi uomini che hanno combattuto in Russia.
Per questo motivo gli italiani hanno soprannominato questa divisione anche “Divisione Tedesca Russa”. Gli americani, invece, “Divisione tedesca turisti dalla Russia” (battersi in Italia rispetto alla Russia era considerata una vacanza). Infatti, sia il comandante della divisione, il tenente generale Von Gablenz che l’aiutante, il maggiore Kohlmeier come altri giovani ufficiali avevano partecipato a dei pesantissimi combattimenti in Russia.
Lo spostamento continuo dell’armamento anticarro e la disposizione sul campo del fuoco dell’artiglieria era stato imparato in Russia. Il coordinamento tra l’armamento anticarro e l’artiglieria, l’assemblamento di diverse unità a seconda delle esigenze del campo di battaglia, mostrano che il punto di forza del nemico, sull’ala sinistra della 232a Divisione Fanteria, non è stato preso in considerazione e compreso dallo Stato Maggiore che ha quindi sottovalutato la forza della 10a Divisione da montagna americana. Fino a quel momento gli occhi del comando d’armata erano rivolti sopratutto alla 10a Armata ed esclusivamente verso Bologna e non a sud, nell’area di passaggio dall’alta montagna alla collina. L’esplorazione nel campo nemico era stata insufficiente e la concentrazione di due grandi unità nemiche davanti ad un solo reggimento tedesco, il 1044° Reggimento Granatieri, non era stata presa in considerazione. Il nemico portava avanti le sue unità d’attacco dalle retrovie, di notte e su camion, immediatamente prima dell’attacco principale.
I Brasiliani e Monte Castello
Nella documentazione sulla storia della 10a Divisione da montagna americana, l’azione dei brasiliani è menzionata solo a partire dal terzo giorno dell’offensiva. Infatti, alla cronaca dell’attacco degli americani alla cima del Monte Belvedere, al Monte Gorgolesco e alla Cappella di Ronchidoso fino a Monte della Torraccia, manca praticamente il fronte dei brasiliani, schierati a destra. L’attacco contro Monte Castello, chiamato “la preoccupazione dei Brasiliani” a causa degli attacchi falliti nel novembre e dicembre del 1944, inizia non il 18 febbraio, come quello degli americani, ma solo il 21 febbraio 1945 dopo che gli americani avevano già raggiunto la Cappella di Ronchidoso.
Nell’ambito della nuova operazione del IV° Corpo d’Armata americano, alla 1a Divisione di fanteria brasiliana è affidato nuovamente il Monte Castello. In occasione della conferenza nel quartiere generale del IV° Corpo d’Armata, a Lucca la mattina del 16 febbraio 1945, il Generale Hays, in qualità di comandante della 10a Divisione da montagna, pretende che l’area di Mazzancana sia assegnata alla 10a Divisione nonostante i brasiliani insistano che il confine di divisione debba essere sulla cima della montagna. Il Corpo d’Armata decide di accogliere la richiesta del Generale Hays. In seguito i brasiliani chiedono di coordinare il loro attacco a Monte Castello con quello degli americani contro il Monte della Torraccia. Nel corso dei combattimenti il 3° Battaglione dell’86° Reggimento entra in contatto con i brasiliani molto a sud ovest di Mazzancana e solo dopo che gli americani hanno raggiunto questo obbiettivo possono cominciare le operazioni dei brasiliani. Le loro basi lungo la strada da Gaggio Montano ad Abetaia sono posizionate e Casa di Corazza, Gamberana e Le Roncole. Dopo l’occupazione di Monte Castello, l’attacco deve essere portato avanti attraverso il ruscello Marano e il laghetto La Serra fino alla linea Ronco Vecchio - Seneveglio per poi fermarsi. L’attacco con obbiettivo limitato si svolge quindi più tardi.
Iniziando dal Monte Gorgolesco, scrive il generale Mascarenhas, la resistenza e il contrattacco dei tedeschi nei confronti dei soldati della 10a Divisione da montagna erano potenti. Ma il supporto alla 10a Divisione da parte di tanti carri armati e di circa 150 cannoni di tutti i calibri, fece si che l’attacco americano fosse “extremly powerfull”. Quando il 20 febbraio alle ore 17:00 e alle ore 17:30 gli americani raggiunsero gli obbiettivi, rispettivamente alla Cappella di Ronchidoso e a Mazzancana, giunse il momento del “brazilian engangement”. Fin a quel momento l’artiglieria brasiliana aveva appoggiato gli attacchi degli americani. Ora i brasiliani desiderano portare il colpo mortale contro Monte Castello. L’attacco è appoggiato anche dall’aviazione brasiliana. I brasiliani desiderano dimostrare finalmente che la loro abilità tecnica ed il loro spirito di combattimento sono di successo. [.. it would demonstrate to the Brazilian troops, that their technical know-how and aggressive spirit would be a decisive factor in bringing the success of “Operation Encore”]
L’attacco inizia il 21 febbraio 1945 alle ore 05:30. Secondo gli ordini, i brasiliani devono attaccare il Monte Castello nello stesso momento in cui gli americani attaccano il Monte della Torraccia. I brasiliani hanno il vantaggio che, a causa dell’azione degli americani sul loro fianco sinistro, possono attaccare il Monte Castello principalmente dal lato occidentale e che i contrattacchi tedeschi si rivolgono principalmente contro gli americani. Più di quattro battaglioni brasiliani attaccano le difese tedesche di Monte Castello che hanno la consistenza di meno di una compagnia. Tuttavia i combattimenti durano fino alle ore 17:20, per più di 12 ore. Secondo il maggiore Vernon A.Walters, interprete americano per la lingua brasiliana voluto dal Generale Mascarenhas, fu un grande momento quando la cima venne conquistata, fatto che aumentava considerevolmente il morale delle truppe. Il Generale Crittenberger11 arrivò poco dopo per portare i suoi complimenti al comandante brasiliano. Gli americani invece, in questa giornata, non riescono a conquistare il Monte della Torraccia, i tedeschi difendono la località Cargè (954 mt.) e l’altura 1036 in modo talmente deciso che occorre fare arrivare in prima linea anche un battaglione di Brasiliani, insieme a quello già presente degli Americani, per attaccare le alture 930 e 875.
Vernon A. Walters, che in qualità d’interprete gestisce anche gli interrogatori dei prigionieri tedeschi, porta riguardo allo stato d’animo dei soldati tedeschi dopo i combattimenti del Monte Soprasasso. Come osservatore dell’attacco e testimone della disperata resistenza che i soldati tedeschi erano ancora in grado di prestare nonostante sapessero di essere stati circondati. Un prigioniero interrogato rispose all’interprete come “se non sapesse che la postazione era circondata” pur essendone perfettamente a conoscenza e poi “si è fedeli ai propri compagni vero Sig. maggiore?” ecco, spiega Walters “una risposta tipica dell’atteggiamento che rendeva i tedeschi degli avversari veramente temibili”. Con i combattimenti dal 23 fino al 25 Febbraio 1945 sulla linea tra La Serra (884 mt.) e l’altura 958, a nord-est del Malandrone, termina la “Operation Encore” per i Brasiliani. La linea Ronco Vecchio - Seneveglio inizialmente previsto come obiettivo dell’attacco brasiliano, non viene raggiunta. La 10a Divisione da montagna americana è posizionata tra Monte della Torraccia e La Passione.
Nei 5 giorni dal 21 al 25 Febbraio i brasiliani contano 22 morti e 137 feriti. L’artiglieria brasiliana ha sparato “1600 rounds of ammunition”. 61 soldati tedeschi sono stati fatti prigionieri. Il IV° Corpo d’Armata passa l’ordine ai brasiliani di tenere la linea Seneveglio - Colombaretta - Torre di Nerone - Boscaccio - Monte Cavalloro. Verso ovest, attraverso la Serra e l’altura 958, un collegamento con gli americani sul Monte della Torraccia è stabile.
In preparazione ad ulteriori operazioni vengono effettuati numerosi riposizionamenti di truppe all’interno del IV° Corpo d’Armata americano al fine liberare la 10a Divisione per l’attacco su un fronte ristrettissimo, che sarà base di partenza per i seguenti attacchi, tra il Monte della Torraccia e Seneveglio; questo corridoio viene chiamato “the tenth’s corridor”. Conseguentemente i brasiliani prendono in consegna dagli americani il crinale ad ovest di Monte Cappel Buso attraverso il Pizzo Campiano, Monte Belvedere fino al Monte della Torraccia e sono così tagliati fuori delle loro unità posizionate ad est.
Il Generale Da Costa assume il comando del gruppo occidentale brasiliano composto da: un sottogruppo del 1° squadrone da ricognizione, una compagnia di cannoni anticarro del 1° Reggimento di fanteria, una compagnia di cannoni anticarro del 6° Reggimento di fanteria e 450 partigiani (Italian guerrillias). La difesa del fianco occidentale verso la cima della montagna viene lasciata agli “Italian Guerillas”. Tutto il 1° Reggimento di fanteria brasiliano e un ulteriore battaglione rilevano gli americani a Monte della Torraccia e vengono loro assegnati due gruppi d’artiglieria. Alla destra degli americani, posizionati nel corridoio della 10a Divisione, c’è il concentramento del 2° Battaglione dell’11° Reggimento di fanteria e tutto il 6° Reggimento di fanteria brasiliano comandati dal colonnello Nelson De Melo. Il quartiere generale della 1a Divisione di fanteria brasiliana resta a Porretta Terme.
Marzo 1945. Il “gruppo di combattimento est” della 232a Divisione di Fanteria da ambedue i lati del paese Jola.
Già nella notte del 25 febbraio 1945, dopo il fallimento o meglio il successo parziale dei contrattacchi tedeschi, inizia il ridispiegamento delle truppe, il rilevamento di altre e le consegna degli ordini di servizio. Ciò significa per il 1044° Reggimento, dopo tutti i combattimenti, un’altra notte di solo due ore di sonno. Sgombero delle postazioni attuali, smontaggio delle linee telefoniche, centralini e posti radio, marcia notturna e montaggio di tutto in nuove posizioni. Il 1044° Reggimento, fortemente indebolito, ancora non viene staccato dalla prima linea ma anzi è impiegato in un’altra parte del fronte con assegnati parti del “gruppo di combattimento est” della 232a Divisione di fanteria. La nuova posizione del 1044° e del gruppo di combattimento est è l’area da ambedue i lati del paese di Jola, a nord di Monte Castello, sulla linea Corona - Albarelli. A Corona si trova il confine tra la 114a Divisione Jäger, inserita sulla destra, ed il 232° Battaglione Fucilieri nella parte del fronte verso Fanano, che è subordinato alla 114a Divisione Jäger stessa. Alla destra del 1044°, a sud di Castel d’Aiano fino al confine della 14a Armata con la 10a Armata tedesca, è posizionato il 1045° Reggimento Granatieri che, fino a questo momento, ha subito e respinto solo degli attacchi locali meno importanti.
Il 25 febbraio 1945 l’intera area di Montese - Jola, che può essere osservata dalla precedente HKL sulla cresta della montagna, è sotto il fuoco, particolarmente pesante, dell’artiglieria nemica e per tutta la giornata si susseguono i perfidi attacchi dei Jabos americani. C’è abbondanza di bersagli perché si stanno avvicinando al fronte parti della 114a Divisione Jäger che sostituisce e si appresta ad assumere la parte del fronte a destra della 232a Divisione fanteria. Durante l’avvicendamento, tutte le case sono piene di soldati mentre alla HKL precedente mancavano ovunque. Spie e partigiani comunicano con grande velocità tutti i concentramenti di truppe, arrivando fino a specificare la posizione precisa e i rispettivi equipaggiamenti. La postazione di comando della 114a Divisione Jäger è Pavullo.
La 232a Divisione tiene e difende ormai solo la parte sinistra della sua parte di fronte, fino al confine della 14a Armata ad est verso cui si sta spostando il centro dell’attacco nemico. Trasloca la postazione di comando della divisione a “Schoefte” (?), a nord di Zocca, circa 1000 mt a nord della biforcazione Guiglia / Zocca - Pavullo, perché ora si prevede che il nemico cerchi di avanzare attraverso Castel d’Aiano, in direzione nord, verso Zocca.
Dopo le forti perdite del 1044° Reggimento, la 232a Divisione forma un gruppo nominato “gruppo di combattimento est “ condotto dal colonnello Winkelmann, comandante del 1044° Reggimento. Appartengono al gruppo di combattimento: il 1° Battaglione del 1044° Reggimento Granatieri (colonnello Pfeffer) con il gruppo d’assalto Hose, la 13a Compagnia d’artiglieria di fanteria del 1044° Reggimento (colonnello Priemer), la 14a Compagnia caccia carri del 1044° Reggimento (colonnello Apfel), la 13a Compagnia d’artiglieria di fanteria del 1043° Reggimento Granatieri, il battaglione d’addestramento Cacciatori alpini Mittenwald (maggiore Ruchti), la sezione esploratori della 114a Divisione e la 3a Compagnia genieri della 232a Divisione.
Dopo le esperienze in Russia, la formazione di un gruppo di combattimento costituisce sempre un segno di una situazione d’emergenza nella quale si cerca di evitare il peggio con delle forze messe insieme sul momento attingendo alle unità disponibili in loco. Le posizioni del gruppo di combattimento est si estendono da Corona, al base occidentale del Monte Belvedere, fino ad est del Monte della Torraccia in direzione Pietra Colora in quanto il 2° Battaglione del 1043° Reggimento non è più subordinato al 1045° Reggimento Granatieri posizionato a Castel d’Aiano e il “gruppo di combattimento est” è posizionato a Jola al comando di Winkelmann. Per la sicurezza della strada da Corona verso Albarelli e Montese, lungo il confine tra 232a Divisione e il gruppo di combattimento est, vi sono posizionati dei cannoni d’assalto.
A causa dell’incessante fuoco d’artiglieria pesante e degli attacchi dei Jabos durante la giornata del 25 febbraio, l’entrata in linea delle unità avviene solo nella notte del 26 febbraio. Il posto di comando del “gruppo di combattimento est” è in una fattoria nel punto 823 a est nord-est di Maserno. La linea di combattimento si potrebbe evidenziare più facilmente come “da ambedue le parti del paese di Jola”: la strada Corona - Montese a sud di Albarelli, ad ovest del paese, la strada Abetaia - Castel d’Aiano ad est. La parte orientale del fronte è stata, fino a quel momento, di pertinenza del 2° Battaglione del 1043° Reggimento Granatieri. L’intera area di combattimento è dominata dal Monte Belvedere, dal Monte della Torraccia (1082 mt.) ma anche da Monte Terminale, a sud di Jola, che si trova ancora in mano tedesca. La striscia di combattimento corrisponde quasi interamente al corridoio d’attacco della 10a Divisione che, il 3 marzo, si presenterà al secondo grande attacco partendo dal “10th corridor” in direzione nord e nord-est.
Anche il terreno attorno al punto 823 subisce il continuo fuoco d’artiglieria. Il centralino lavora nella stalla di una fattoria dopo essere stato traslocato faticosamente, durante la notte, da un vecchio mulino. Le notti sono ancora leggermente gelide. Sui pendii settentrionali in ombra c’e’ ancora della neve anche di giorno. Ogni mattina le orme sui sentieri vengono ricoperte di neve dai soldati perché non possano essere viste dagli esploratori aerei e dai Jabos. Montese, che riusciamo a vedere, ogni giorno viene attaccata più volte; un giorno addirittura ben 12 volte. Inoltre Montese si trova sotto il continuo bombardamento dell’artiglieria nemica.
Nella notte tra il 2 e 3 marzo nel fronte del gruppo di combattimento est condotto dal colonnello Winkelmann, il 721° Reggimento della 114a Divisione Jäger ha cominciato a sostituire il 2° Battaglione del 1043° Reggimento Granatieri che, insieme a parti del 1044° Reggimento, devono andare nelle retrovie per un periodo di riposo. La mattina del 3 marzo 1945, di nuovo in una fase di avvicendamenti da parte tedesca, inizia il secondo attacco su ampia scala del nemico, rivolto anche contro il 1045° Reggimento Granatieri che ha il posto di comando a Castel d’Aiano. A causa di una ferita subita dal comandante del 1045° Reggimento, colonnello Stoeckel, il comando è passato al tenente colonnello Oetjen. Il 3 marzo anche il comandante in capo della 14a armata, il Generale Lemelsen, raggiunge finalmente il posto di comando nel punto 823 ad est di Maserno. Il generale porge i suoi auguri al colonnello Winkelmann per i successi difensivi del 1044° Reggimento e parla della nostra parte del fronte come “il punto cruciale del fronte meridionale”. Dalla postazione di comando, all’inizio dell’attacco, il Generale mette immediatamente in allarme la riserva del Gruppo C dell’armata, la 29a Falke Division (Divisione Granatieri corazzati), una divisione perfettamente attrezzata e pienamente equipaggiata, che lui stesso aveva precedentemente comandato. Questa si mette immediatamente in marcia attraverso Vignola.
Il tenente generale Von Gablenz scrive una dettagliata descrizione dei combattimenti anche del 1045° Reggimento specificando “che la guida del Reggimento come anche l’atteggiamento della truppa, nonostante i pesanti colpi di una superiorità di due divisioni, merita pieno riconoscimento”. Qual è stato lo sforzo che hanno dovuto sostenere i tre reggimenti della 232a Divisione fanteria emerge anche dal fatto che per la sostituzione di ciascuno dei reggimenti ora deve essere impegnata un’intera divisione tedesca, la rinomata Divisione Falke, e la 114a Divisione Jäger.
I tre reggimenti di fanteria della 10a Divisione da montagna americana si presentano all’attacco nella prima mattina del 3 marzo 1945, partendo dal loro stretto corridoio, di nuovo con un forte appoggio di carri armati, artiglieria e Jabos. Sul loro fianco sinistro è schierata la 1a Divisione di fanteria brasiliana. La struttura delle truppe nemiche da ovest al est è la seguente:
- I’86° Reggimento con postazione di comando al Malandrone, il 1° Battaglione a sinistra verso l’altura 1011 sino a nord-ovest del Monte della Torraccia,
- l’87° Reggimento dal Mulino di Caselina verso il Monte della Valetta,
- Il 1° e 3° Battaglione dell’85° Reggimento in riserva da Fornace e Casa Zolfo insieme all’86° Reggimento
- L’artiglieria è dietro l’87° Reggimento vicino a La Cà,
- Sulla destra dell’artiglieria è posizionato il 2° Battaglione dell’85° Reggimento, a ridosso delle postazioni della 1a Divisione di fanteria brasiliana,
- Il 2° Battaglione dell’87° Reggimento si raduna al ovest del Monte Castello e avanza attraverso La Serra verso sud di Seneveglia, dove, da est, è raggiunto dalla 1a Divisione di fanteria brasiliana.
- La 1a Divisione di fanteria brasiliana muove in parallelo alla 10a Divisione lungo la valle del Marano verso Santa Maria Villana, quindi, al limite, troverà solo i reparti dispersi del 1045° Reggimento che non sono stati in grado di fronteggiare l’attacco principale degli americani.
In questa situazione sul campo il “gruppo di combattimento est”, mentre si sta posizionando, viene raggiunto frontalmente e sui fianchi dal forte attacco dell’86° Reggimento americano, con la massima concentrazione di fuoco contro l’altura 1011 ed il Monte Terminale; il Reggimento Granatieri è quasi isolato sul fianco e viene attaccato dalla direzione ovest. Il paese di Pietra Colora è raggiunto da nord-ovest dal nemico già alle ore 09:00 e, dopo avere conquistato Monte della Croce che si trova a nord del paese, quasi alle spalle.
La Compagnia E dell’ 86° Reggimento americano raggiunge il Monte Terminale (1008 mt) alle ore 08:00, contemporaneamente, la Compagnia G conquista l’altura 953 ad ovest. Contro l’altura 1011, a nord della località Le Tane o meglio a nord-est di Albarelli, che è l’obiettivo A dell’ attacco americano, si muove invece il 1° Battaglione dell’86° Reggimento che raggiunge la parte meridionale del fianco ovest alle ore 8:20. Sull’altura 956 e attraversando un campo minato il nemico subisce alcune perdite. 25 uomini dell’11a Compagnia del 721° Reggimento della 114a Divisione Jäger vengono fatti prigionieri.
Nel frattempo ad ovest, sulla strada da Abetaia a Castel D’Aiano, l’87° Reggimento, che ha incontrato una forte resistenza ed una serie di contrattacchi del 1045° Reggimento Granatieri, ha raggiunto l’altura 997 (Cimon della Piella). Dopo la riparazione del ponte sul Malandrone, alle ore 11:10 passano, e si dirigono verso Jola, i primi 2 carri armati e 6 caccia carri. Il fuoco dell’artiglieria nemica è incessante e riprendono di nuovo gli attacchi dei Jabos.
La cosiddetta “batteria silente” (2a sezione del 661° Reggimento di artiglieria), posizionata a nord del punto 823, spara con efficacia ma non è in grado di fermare l’ondata nemica su un fronte così ampio; le linee telefoniche del gruppo di combattimento sono nuovamente interrotte ma vengono ripristinate. Solo sulla linea telefonica per le Grotte cadono 5 radiotelegrafisti, 2 della fanteria e 3 dell’artiglieria. Il posto radio del 1° Battaglione (Wehrmann) subisce un colpo in pieno di una bomba che, per fortuna, distrugge solo la trasmittente. La linea telefonica per Jola regge a lungo, poi sono feriti 2 esploratori del battaglione Jäger. Una grossa scheggia di granata sfonda la parete del posto di comando del reggimento e anche la casa vicina subisce dei danni. Nel paese di Maserno, da dove vengono portati via i feriti, si assiste a un vero e proprio inferno. Sankas12 tedesche con la croce rossa vengono colpite e incendiate dai nemici. Due cannoni d’assalto sono posizionati sulla collina ad Albarelli. Castelluccio, La Selva ed altri paesi sono distrutti dai bombardamenti e dalle salve di artiglieria. Di nuovo il nemico impiega granate al fosforo, particolarmente nell’area di Montese: “le montagne sono in fiamme”. Per il 1045° Reggimento Granatieri il Monte Terminale, Campo del Sole ed il Monte della Vedetta sono persi già nella prima mattinata.
Verso mezzogiorno del 3 marzo 1945, troppo in ritardo, il comandante in capo della 14a armata, il generale Lemelsen, mette in allarme personalmente dal campo di battaglia la 29° Divisione Granatieri corazzati, che era in riposo dal 23 gennaio 1945 nell’area di Bologna - Budrio - S. Giovanni - Castelfranco. La 29a Divisione Granatieri corazzati, comandata dal tenente generale Dott. Fritz Polack, deve mettersi immediatamente in marcia attraverso Vignola per sostituire il 1045° Reggimento. Prima meta della marcia è il paese di Zocca.
Il generale comandante della truppa carri armati Walter Fries, riguardo alle condizioni della 29a Divisione Granatieri corazzati, scrive:
”la struttura mostra una completezza come non mai. La sua forza di combattimento aumenta in continuazione. La sera la divisione inizia a muoversi ma per problemi di rifornimento carburante, tanti mezzi rimangono indietro altri, invece, vengono trainati. Comunque la divisione é completamente pronta al combattimento e in forma smagliante. I battaglioni hanno una forza di combattimento da 300 uomini e riserve da 150 uomini sono a disposizione presso i reggimenti. L’equipaggiamento e l’armamento sono ottimi. Munizioni, tranne alcune particolari, sono presenti in abbondanza”.
La mattina del 4 marzo le colonne della divisione si muovono lungo il bordo della montagna, all’interno di boschetti di castagne ed altri ripari. Solo i comandanti e gli esploratori si muovono di corsa sull’unica strada, una stretta pista, attraverso uno scarno paesaggio montano continuamente controllato dagli Jabos, per esplorare e istruire … la prima linea. La divisione si muove sulla sinistra, a sud di Castel d’Aiano, dove dovrà essere impegnato il 15° Reggimento, mentre a destra, sulle creste della montagna successiva, è previsto il posizionamento del 71° Reggimento. Dopo aver esplorato le postazioni ed aver istruito i comandanti locali sul loro subentro, si affrettano a tornare per procedere all’avvicinamento dei reggimenti e dei battaglioni. La situazione del 1045° Reggimento Granatieri, così come riferita al comando della 29a Divisione Granatieri corazzati a loro, invece, “non sembra talmente disperata. E’ vero che il nemico spara intensamente con la sua artiglieria ma, con evidenza, sempre sulle stesse aree. Il rumore causato ed amplificato dall’eco è molto più impressionante dell’effetto. Molto più sgradevoli sono gli Jabos che arrivano in piccoli gruppi da dietro le montagne e appaiono improvvisamente, prima che uno si possa mettere al riparo, avvertito solo dal rombo dei motori”. La 10a Divisione americana considera il gruppo corazzato di Fries “una truppa equipaggiatissima però ancora di scarsa esperienza”.
Il 4 Marzo è previsto l’inizio dell’avanzata verso il fronte ma alla luce del giorno non era consigliabile procedere a causa della superiorità aerea nemica. Solo all’arrivo del crepuscolo i gruppi si mettono in marcia, avanzando verso il fronte. I resti dei mezzi della 114a Divisione Jäger, causano degli ingorghi sulla stretta strada montana. Fries afferma: ”La carreggiata deve essere liberata senza particolari riguardi”. Il posto di comando della Divisione Granatieri corazzati viene installata a Zocca.
“Quando i granatieri del 15° Reggimento della 29a Divisione Granatieri corazzati avanzano all’alba del 5 marzo 1945 sulla strada per Castel d’Aiano, trovano singoli gruppi del 1045° Reggimento Granatieri che gli vengono incontro”. Castel d’Aiano, in quel momento, non è ancora in mano nemica. Il 15° Reggimento (Kassel) entra in contatto con il nemico molto a ridosso della strada. Gli americani si sono accorti della ritirata e attaccano energicamente. Il 15° Reggimento Granatieri si presenta immediatamente all’attacco su entrambe le sponde della strada, nel proprio senso di marcia e riesce a fermare l’attacco degli americani; in pesanti combattimenti con alte perdite, gli americani vengono respinti. Il battaglione assume una posizione di difesa a nord di Castel d’Aiano. La valutazione della situazione da parte della 29a Divisione Granatieri corazzati, all’inizio del proprio impegno nei pressi di Castel D’Aiano, è sbagliata sia per quanto alla quantità di truppe che sulla quantità delle armi pesanti che il nemico ha impegnato. La 10a Divisione americana, anche nello scontro con il 1045° Reggimento Granatieri, prende atto di una resistenza ormai debole e di postazioni occupate da pochi uomini. Le forze disponibili non bastano per contrastare un nemico che ha a disposizione forze molto superiori quali artiglieria, Jabos e, lungo la strada da Abetaia a Castel d’Aiano, anche carri armati e cannoni anticarro. Anche qui le postazioni non si arrendono senza combattere. Sulla parte sinistra della strada a ovest del paese di Jola, il nemico attacca con l’86° Reggimento e, sulla parte destra della strada, con l’87° Reggimento. Dopodiché, attraverso lo stretto “10th sector”, arriva sul campo di battaglia anche l’85° Reggimento americano. Per rendere sicuri i fianchi da possibili attacchi è messa a disposizione l’intera 1a Divisione di fanteria brasiliana.
Già alle ore 15:35 del 4 marzo, unità dell’ 86° Reggimento americano si trovano ad ovest di Sassomolare, dirette contro Monte Grande d’Aiano. Questo è il settore che il 5 Marzo deve essere preso in carico dal 71° Reggimento della 29a Divisione Granatieri corazzati. Già alle ore 14:15 il 2° Battaglione dell’87° Reggimento ha preso posizione a sud di Madonna di Brasa, ci vogliono però quasi due ore e l’appoggio dei carri armati per rompere la resistenza tedesca in questo paese. Solo alle ore 14 del 5 marzo il battaglione nemico raggiunge il confine meridionale di Castel d’Aiano. La presa del paese, con forte appoggio d’artiglieria e aerea, avviene solo alle ore 19:40. La sostituzione del 1045° Reggimento Granatieri, in corso il 5 marzo, è realizzata sotto il forte attacco nemico e in posizioni che non corrispondono più a quelle delle istruzioni del 4 marzo. L’avanzata della 29a Divisione Granatieri corazzati avviene con un grave ritardo, troppo tardi per aiutare i pochi granatieri rimasti sulle postazioni.
Mentre il 1° Battaglione del 15° Reggimento Granatieri Corazzato si trova in posizione di sbarramento a nord di Castel d’Aiano, gli altri due battaglioni del reggimento di Kassel, tra cui il battaglione Jäger, cercano di attaccare il Monte della Spe al nord est di Castel d’Aiano. Vengono però bombardati dai carri armati americani dalla zona di Castel D’Aiano (probabilmente dall’altura 873 a sud del paese) e cominciano a scavare delle trincee sui pendii occidentali e settentrionali del Monte della Spe.
Le alture di Monte Grande D’Aiano (879 mt.) e di Monte Nuvoleti (854 mt.) a nord-ovest di Castel D’Aiano devono essere difese dal 71° Reggimento Granatieri Corazzato. “Quando i due battaglioni salgono i pendii molto ripidi delle alture dominanti, la 879 mt. e la 845 mt, vengono accolti con fuoco di mitragliatrici”. Già il giorno prima, partendo da Sassomolare, i tre battaglioni dell’86° Reggimento americano avevano attaccato queste alture ed erano riusciti a “spegnere” queste postazioni. Ciò nonostante una compagnia del 1° Battaglione del 71° Reggimento Granatieri Corazzato riesce a prendere piede sulla parte nordovest del Monte Grande D’Aiano e a “tenere questa punto molto esposto ma altrettanto importante. Il 2° Battaglione del 71° Reggimento perde il comandante di una compagnia”.
Il 6 marzo il 15° Reggimento di Kassel cerca nuovamente di conquistare il Monte della Spe ma l’impresa riesce solo a metà “perché non sono ancora arrivate le armi pesanti”. Gli americani, di questa giornata, parlano di “quattro aggressivi contrattacchi tedeschi” [… four vicious German counter attacks] Dopo di ché la HKL del 15° Reggimento viene spostata sull’altura a nord di Castel d’Aiano.
Anche il 71° Reggimento vede spostata la sua HKL nella vallata a nord di Monte Grande d’Aiano e di Monte Nuvoleti, entrambi occupati dal nemico. Solo sulla postazione dell’altura 819 rimane una sezione del 1° Battaglione del 71° Reggimento Granatieri Corazzato insieme a dei tiratori scelti. La postazione, sul pendio a ridosso della vallata, si trova in un angolo morto per l’artiglieria nemica, ma è difficile da rifornire. La truppa motorizzata non dispone di muli.
Dopo l’arrivo delle armi pesanti della divisione Granatieri corazzati si riesce a respingere alcuni attacchi americani. La 29a Divisione Granatieri corazzati, insieme alla 313a sezione antiaerea dell’esercito, riesce, in modo limitato, a respingere persino gli attacchi aerei. Tuttavia il paese di Zocca, dove si trova il posto di comando della 29a Divisione Granatieri corazzati, “è ridotto in cenere” a causa degli attacchi nemici. Le attività della 29a Divisione Granatieri corazzati, nei giorni immediatamente seguenti, sono guidate dal principio di risparmiare le proprie forze ed evitare delle perdite e, ove possibile, di colpire il nemico. Tutto quello che sembra in qualche modo non necessario viene allontanato e spostato nelle retrovie. “Le armi pesanti determineranno l’esito della battaglia”.
Il 3 Marzo, come d’ordine, il ”Gruppo di combattimento est” ha passato le posizioni del 1044° al 721° Reggimento della 114a Divisione Jäger, il quale, nel frattempo, è arrivato sul posto. Per fornire ulteriori istruzioni il colonnello Winkelmann rimane sul posto. Sebbene la sezione radiotelegrafisti del reggimento cacciatori, appena arrivato, sia completamente motorizzata, il loro ufficiale radio non e in grado di prendere puntualmente in consegna la rete radio. Perciò alcune postazioni radio devono rimanere un’altra notte e saranno trasferite più tardi. Restano impegnati sul campo anche la 7a Compagnia del 1044° Reggimento Granatieri ed il Gruppo di Combattimento Hose nonché il battaglione d’addestramento alpini Mittenwald.
A causa della veloce avanzata nemica nel settore del 1045° Reggimento Granatieri, la disposta partenza del 1044° per Ciano è possibile solo attraverso Montese e S. Martino verso la valle del Panaro. A Ciano, a nord di Zocca, deve essere effettuate la ristrutturazione e il rifornimento del dissanguato 1044° Reggimento. Le ultime unità del 1044° Reggimento passano ancora una volta per i paesini a loro ben familiari tra Albarelli ed il fiume Panaro. Maserno e tanti altri paesini sono distrutte dalle bombe e dalle esplosioni dei proiettili d’artiglieria; il paese di Montese è ridotto in macerie. Durante le permanenze del reggimenti granatieri sulle postazioni di combattimento avanzate, ad Albarelli e al punto 823, in località S. Martino era rimasto un unico ufficiale, solo quello competente per l’armamento e l’attrezzatura (WUG), in quanto ogni giorno il paese subiva ancora dei bombardamenti. La linea telefonica della divisione finiva a S. Martino, fino al centralino principale costantemente mantenuto in un bunker interrato. Qui è rimasta la sezione radiotelegrafi della 232a Divisione di fanteria fin dall’inizio dei combattimenti da ambedue i lati del paese di Jola. La compagnia dello Stato Maggiore è già partita verso Ranocchio, per proseguire poi per Ciano, tra loro anche il Capo radiotelegrafista Maresciallo Pilger. Alcuni radiotelegrafisti ed il centralino principale nonché i pochi radiotelegrafisti rimasti della staffetta radiotelegrafisti del dissanguato 2° Battaglione del 1044° Reggimento Granatieri, hanno organizzato una pesante copertura in acciaio di una vettura che è posizionata sotto un viadotto a Ranocchio, fuori dal pericolo di essere raggiunta dalle schegge. Sono pronti a partire. Al tramonto la pesante vettura viene tirata fuori dal riparo, caricata pesantemente e agganciata al più potente camion diesel del reggimento. Mentre S. Martino, Salto e Montese si trovano di nuovo sotto il cannoneggiamento d’artiglieria e nell’area di Castelluccio si registra un violento scontro con il nemico da parte del 741° Reggimento della 114a Divisione Jäger, della 7a Compagnia del 1044° Reggimento Granatieri e del Gruppo di Combattimento Hose, noi ci muoviamo giù nella vallata del Panaro diretti al ponte che i genieri hanno installato per attraversare il fiume al di là del quale, in piccole località, si sono sistemati dei genieri e i caccia carri. Lungo la strada giacciono dei mezzi distrutti, bruciati e dei cavalli morti. Presso la casa cantoniera sul Panaro giace anche la nostra vettura radio, è talmente danneggiata dai proiettili che deve essere abbandonata e tutte le attrezzature e i cavi devono essere trasferiti su un altro mezzo.
Durante gli attacchi nemici, dopo la sostituzione del 1044° Reggimento (nel punto 823) da parte del 741° Reggimento della 114a Divisione Jäger, la base sull’altura 986 viene abbandonata; presso Casa Orlando un tentativo di sfondamento nemico viene respinto; dopo l’attacco di un battaglione nemico, il gruppo di combattimento Hose, posizionato al Fosso di Prati insieme al 2° Battaglione del 741° Reggimento della 114a Divisione Jäger, prende posizione da sud a nord del Fosso dell’Oca fino a S. Antonio, per coprire ancora Castelluccio. Il 232° Battaglione fucilieri continua a respingere gli attacchi nemici lungo la strada nei pressi di Rocca Corneta. Anche il 4 marzo il nemico viene ancora fermato. Dal 5 marzo in poi il nemico costringe alla ritirata, dopo forti cannoneggiamenti d’artiglieria, la squadra esploratori della 114a Divisione da ambi due le parti di Casone, sull’altura 767 e 776 ad est di Montese. Alle ore 17:00 la 114a Divisione, ridottasi a solo due gruppi, tiene ancora l’altura 808 a nord dell’altura 823 (al sud di Montese). Foschie e raffiche di neve permettono al nemico di penetrare, con tre gruppi di 50 uomini ciascuno, tra le postazioni del 721° Reggimento della 114a Divisione Jäger e quelle degli esploratori della 114a ed attaccare, dal nord e nord-est, il fianco sinistro del 1° Battaglione del 741° Reggimento della 114a Divisione Jäger e sconfiggerli parzialmente. Resti della 6a Compagnia del 741° Reggimento della 114a Divisione Jäger richiudono, però, il fianco aperto lungo la riva del monte a nord di Castelluccio, fino nei pressi dell’altura 628. In questa situazione di combattimento della 114a Divisione Jäger, appare necessario subordinarvi nuovamente sia il battaglione d’addestramento alpini Mittenwald che la 7a Compagnia Reggimento granatieri del 1044° Reggimento nonché il gruppo di combattimento Hose e riposizionare nuovamente la HKL. Il confine della divisione Jäger, a sinistra verso la 29a Divisione Granatieri corazzati, è stato spostato.
Le condizioni dei reggimenti della 114a Divisione Jäger e delle loro unità subordinate, dopo i combattimenti del 6 marzo 1945, sono valutate come segue:
- 2° Battaglione del 721° Reggimento Jäger - distrutto.
- 3° Battaglione del 721° Reggimento Jäger - non pronto al combattimento.
- 741° Reggimento Jäger - danneggiato; limitatamente adatto alla difesa.
- 114a Sezione esploratori - limitatamente adatta all’attacco.
- 3° Battaglione del 5° Reggimento italiano di fanteria - idoneo all’attacco.
- 4° Battaglione alpini - idoneo all’attacco. 232° Battaglione Fucilieri - adatto alla difesa.
- Battaglione di addestramento alpini Mittenwald - idoneo all’attacco.
Mentre il nemico, a partire dal 6 marzo, continua il bombardamento con granate al fosforo, granate di propaganda e con gli attacchi di Jabos, specie nell’area di Montese, l’attività di fanteria si limita ormai solo a dei gruppi di esploratori. L’artiglieria tedesca cannoneggia postazioni d’artiglieria nemica, concentrazioni di mezzi, cavalleria, colonne di muli e altri obiettivi individuati; non cannoneggia più con fuoco di disturbo perché occorre risparmiare munizioni.
Ma anche la 10a Divisione da montagna americana non riesce ad uscire dall’operazione “Encore”, che si sta svolgendo in due fasi, senza aver subito danni. Gli attacchi nella prima fase dell’operazione “Encore”, da parte della 10a Divisione americana e dei Brasiliani a fine febbraio 1945, sono stati effettuati nel settore del 1044° Reggimento Granatieri proprio nella notte dell’avvicendamento del medesimo da parte della 114a Divisione Jäger. Dal punto di vista della tempistica, altrettanto sfortunato è stato l’avvicendamento del 1045° Reggimento Granatieri da parte della 29a Divisione Granatieri corazzati (Divisione Falke) nella seconda fase dell’attacco nemico, a partire dalla notte del 3 marzo, dopo gli attacchi massicci della 10a Divisione americana contro Castel d’Aiano il 5 marzo.
Tuttavia il IV° Corpo d’Armata americano, il 7 marzo, dichiara, sorprendentemente, conclusa l’operazione “Encore” e la 10a Divisione da montagna americana ferma gli attacchi all’altezza di Castel d’Aiano. Le perdite degli americani, dal 3 marzo in poi cioè con l’inizio della seconda fase sino alla sera del 6 marzo, ammontano a 649 uomini; tra loro sono segnalati 107 uomini caduti e 25 dispersi. Gli americani, dopo due soli giorni di attacchi fortunati, cominciano ad avere dei problemi nel momento in cui si devono confrontare con una intera divisione tedesca ben attrezzata quale è la Divisione Falke. Problema: [Wire entaglements, mines, road blocks, were all constructed toward of enemy counterattacks when and if they might develop. The German meanwhile poured in heavy artillery, especially in frontline sectors at Castel d’Aiano and M.te della Spe]13 Gli americani avvicendano le unità in prima linea; loro sì che hanno delle riserve abbondanti. Dopo tre giorni il nemico ha capito che qui non ha più niente da sperare. Rafforza i suoi attacchi d’artiglieria e aerei, cessano però gli attacchi a terra. Il villaggio montano di Zocca, un punto cruciale del nostro rifornimento, è ridotto in cenere dalle bombe e granate americane”.
Il “Lord of Lybia” , il comandante in capo Britannico in Italia, scrive: “la 29a è sicuramente una delle meglio equipaggiate divisioni sulla scena bellica italiana e ci costrinse a fermare i nostri attacchi portati avanti dalla 10a Divisione da montagna americana e della 1a Divisione brasiliana“. Per quanto concerne i brasiliani, Walters nota: ”poiché era ancora troppo presto per una grande offensiva prima della primavera non seguirono delle altre operazioni importanti; i brasiliani, però, mandarono delle pattuglie. Alcune di loro non fecero ritorno”.
Il IV° Corpo d’Armata americano considera l’offensiva dell’Operazione “Encore” cominciata il 18 febbraio, effettuata in due fasi e finita il 7 marzo. In ottemperanza all’“Operational order no. 14“ dell’8 marzo 1945 solo la parte occidentale del “10th Mountain Divisions corridor“ viene passato ai brasiliani e alla 1a Divisione di fanteria brasiliana rimane solo il settore ad ovest della Cappella di Ronchidoso fino al Monte Nuvoleti (a nord ovest di Castel d’Aiano). Alla sinistra, verso sud, entra in contatto con i brasiliani il 371° Reggimento della 92a Divisione di fanteria e, alla destra verso nordest, la 10a Divisione da montagna americana. Lo Stato Maggiore dei brasiliani trasloca da Porretta Terme a Pavana verso Lizzano in Belvedere; con questo i brasiliani sono esclusi dalla seguente avanzata della 10a Divisione da montagna.
Le perdite dei brasiliani, dal 5 novembre 1944 fino al 16 marzo del 1945, a seguito dei combattimenti con il reggimenti granatieri della 232a Divisione di fanteria ammontano a 1666 uomini dei quali 240 morti, 1382 feriti e 44 dispersi. La linea che è stata consegnata dagli americani ai brasiliani corre da sud ovest verso nord est e corrisponde, circa, a Cappella di Ronchidoso, i pendii verso est di Albarelli, Casa Lana, Sassomolare e Monte Nuvoleti. La strada da Castel D’Aiano a Zocca, anche quella occidentale più stretta attraverso Villa D’Aiano ed il Rio Rosola, si trova nel settore della 10a Divisione da montagna americana.
La ristrutturazione e riorganizzazione della 232a Divisione di Fanteria a nord di Pavullo e Zocca.
Il distacco dal fronte della 232a Divisione, il passaggio dei settori del fronte dal 1044° reggimento alla 114a divisione Cacciatori e dal 1045° reggimento all’ottima e attrezzata 29a divisione Granatieri Corazzata, dovevano rendere disponibili circa tre settimane di riposo alla 232a Divisione. A questo fine l’unità si trasferisce nella zona vicino al fronte, nell’area a nord di Zocca e a nordest di Pavullo. Lo stato maggiore della divisione rimane, per ora, vicino la strada Zocca – Guiglia. Per concentrare la forza di combattimento dopo le gravi perdite, il 1043° reggimento, di cui al fronte era rimasto solo il II° battaglione, viene sciolto. Il 1044° e 1045° reggimento Granatieri assumono la consistenza di due battaglioni ciascuno.
La postazione di comando del 1044° reggimento, durante la fase di ristrutturazione, si trova a Ciano, circa a metà strada tra Zocca e Bazzano. A causa delle condizioni dei ponti, per arrivare a Ciano il viaggio, da S.Martino in poi, deve essere effettuato sulla riva occidentale del Panaro, lungo il fiume, fino a nord dello stagno Aia Mortale dove, a 226 mt, si attraversa di nuovo il fiume Panaro in direzione est. Dopodiché si sale verso Samone (622 mt) e La Torre (695 mt), si prosegue in direzione Zocca da nord, fino al pendio occidentale del Monte Cerpignano. L’area al nord di Rosola – Zocca ormai si trova sotto il pesante fuoco d’interdizione dell’artiglieria nemica. Dopo la marcia sul crinale fino a Monteombraro (727 mt) si scende giù fino a 330 mt sopra il livello del mare. I paesi attraversati sono quasi tutti ridotti in macerie dagli anglo-americani. Nel diario: “ Stiamo attraversando un paesaggio lunare”.
Ci volevano tre marce notturne, pesantemente carichi, per superare questo tratto di strada. Per questo motivo, all’arrivo dei radiotelegrafisti del 1044° reggimento tutti, a Ciano, salvo le guardie, dormivano già. Nell’androne della casa parrocchiale due signore in nero reggono grandi candelieri. Il comandante del reggimento è arrivato due giorni fa, ma si trova ancora senza linea telefonica. Come a Rosola e S.Martino anche qui il prete è gentile e disponibile. A nordest del paese si trova l’antico castello del ‘600 di Castellaccio.
Il 1043° reggimento Granatieri viene sciolto e gli uomini inseriti nei due reggimenti restanti. Lo scioglimento di un reggimento è una cosa triste. Chi l’ha vissuto in Russia cerca di rispettare i legami camerateschi. In un certo qual modo dalla “massa fallimentare” di tre reggimenti, devono esserne formati due nuovi, interamente operativi. Particolari problemi si riscontrano in tutti posti in cui sono richieste delle necessarie specializzazioni. Le riunioni degli ufficiali, considerando le interpellanze delle persone interessate, si svolgono non senza contrasti.
Mancano uomini e materiali. La staffetta radiotelegrafisti del I° battaglione del 1044° reggimento dispone, radiotelefonisti inclusi, ormai di solo quattro uomini, il II° battaglione della 1044° Reggimento dispone di sette uomini ma è rimasto senza alcun materiale. Bisogna riformare tutte le squadre radio e telefonia del reggimento, dei battaglioni e della 13a e 14a compagnia. A questo scopo, dalla 14a armata, arriva dell’attrezzatura radio, telefonica e dei cavi. Arrivano anche dei muli a sostituire i molti muli che sono morti sotto gli attacchi dell’artiglieria e degli Jabos.
Di sera, tra le montagne, si osservano dei segnali luce, senza dubbio da parte di bande di partigiani o banditi. Nella zona inferiore del Panaro è ripresa l’attività partigiana tanto da rendere necessario un’azione speciale. Un gruppo della truppa radiotelegrafisti è caduto in un’imboscata insieme al suo comandante radiotelegrafista. Un commando, già pronto per partire, viene ritirato perché il reggimento, a cui sono stati reintegrati molti uomini, deve partire per il fronte. In modo inatteso arrivano dei nuovi ordini. L’ulteriore potenziamento dei ranghi del 1044° Reggimento si sarebbe svolto a Pavullo e, contemporaneamente, il reggimento è già impegnato come riserva del LI° Corps alpini. I primi esploratori per l’acquartieramento a Pavullo tornano però senza risultato, nel paese semidistrutto non trovano alcun posto per alloggiare le truppe.
Nuovamente, come a S.Martino, la truppa della sezione radiotelegrafisti del reggimento, sotto la guida dell’Ufficiale radiotelegrafista, si muove come esploratori in testa alla colonna. Dopo una lunga e faticosa marcia notturna comincia la ricerca di alloggi nel paese parecchio distrutto. Qui nel 1830 il famoso Ing. [Sigismondo] Ferrari edificò il suo “ Palazzo Ducale”.
A causa dei raid aerei e degli attacchi di Jabos anglo-americani, tanti edifici, a Pavullo, sono ridotti in macerie o incendiati. Nelle case ancora utilizzabili sono alloggiate delle unità della 114a Divisione Cacciatori, così come nei pressi della fattoria vicino alla Torre. Non trovando assolutamente niente di meglio e per non essere individuati ed attaccati dagli Jabos all’alba, ci si sdraia dietro una scuola, nella quale non si trova una sola finestra integra. Per i mezzi si improvvisa una sorta di sentiero tra il retro della scuola ed il pendio della collina, dove i mezzi vengono infilati. Solo colpi in pieno li possono danneggiare. All’arrivo del sole nessuno deve farsi vedere per strada, nessun comignolo deve fumare. Perciò il panettiere del reggimento lavora solo di notte. La sofferente popolazione del paese, di giorno si ritira in alcune gallerie scavate vicino al cimitero. Di notte tornano tra le macerie delle proprie case per salvare il salvabile per poi, di giorno, scappare di nuovo nelle gallerie a causa dei Jabos e dei bombardieri. L’aeroporto di Pavullo è stato completamente distrutto dai partigiani, i quali sono talmente numerosi che la divisione Cacciatori deve impegnare, contro di loro, anche dei cannoni.
La neoformazione del 1045° reggimento Granatieri arriva intanto nella zona di stazionamento a S.Dalmazio, circa 5 km a sudest di Monfestino, che, dal punto di vista del collegamento alla rete stradale, è vantaggioso perché vicino alla S.S.12 per il Brennero, a nord di Pavullo a 530 mt di quota; a est, verso Marano, esiste la possibilità di attraversare il fiume Panaro tramite un ponte ancora carrozzabile. In questo modo sono possibili operazioni sia verso est che verso ovest.
Nuovo impegno della 232a Divisione di Fanteria nell’alto Appennino, dal passo dell’Abetone fino a Maserno a sudovest di Montese.
Già l’8 marzo 1945, la 232a divisione Fanteria trasloca la sua postazione di comando di nuovo al fronte, a est di Montecenere, sulla statale del Brennero, tra Pavullo e Lama.
La divisione prende nuovamente in consegna la parte centrale del ben familiare alto Appennino, con tutto il massiccio del Monte Cimone, dal passo dell’Abetone ad ovest fino a Maserno, a sudovest di Montese.
Il battaglione della divisione italiana San Marco ed il 232° battaglione Fucilieri restano nelle postazioni dal passo dell’ Abetone fino al Monte Taufi. Il battaglione della San Marco rimane subordinato al 232° battaglione Fucilieri. La postazione di comando si trova a Pievepelago.
Verso est entra in linea il 232° battaglione del 1045° Reggimento Granatieri, dal Monte Taufi fino a Fiochi.
Fiochi stesso fa già parte del settore del 1044° reggimento, a nordest, che si estende fino al paese di Maserno incluso. Il “Reggimento Winkelmann” ha nuovamente il compito di difendere la parte più combattuta, a nordovest delle alture del Monte Belvedere, attraverso il Monte della Torraccia fino all’altura 823. La HKL (linea principale di combattimento) del 1044° reggimento corre, visto da ovest arrivando da Rocca Corneta, generalmente in direzione nordest, sempre al sudest di Fiochi – Cappella di Monte – Castelluccio – Albarelli verso Maserno. Il campo di battaglia principale corrisponde con l’intera area delle acque che alimentano il fiume Dardagnola, il quale sfocia, a sud di Mulino del Leo, nel fiume Leo. Il territorio del settore del 1045° Reggimento porta le sue acque nel fiume Dardagna.
La mattina del 15 Marzo, il II° Battaglione del 1044° Reggimento prende in consegna il settore del I° battaglione del 741° Cacciatori e, alle ore 12.00, il 1044° Reggimento Granatieri assume il comando di entrambi i battaglioni.
La postazione di comando del 1044° Reggimento viene traslocata sull’altura dominante di Gaiato, sul bordo sudest del Monte Torre alto 926 mt. Il sentiero che a sud di Pavullo, vicino Querciagrossa, si dirama dalla S.S.12 (statale del Brennero) in direzione est, finisce nel paesino di Gaiato a quota 749 mt. Viene però posizionata un postazione di comando avanzata a est, nella valle del Panaro, al Mulino del Leo, anche se un gruppo di esploratori, il giorno precedente, non era neanche arrivato fino al mulino e di conseguenza le sue condizioni non sono state verificate.
Soltanto dei sentieri percorribili solo dagli asini portano da Gaiato, giù per i ripidi pendii fino al Mulino del Leo che è stato costruito su una cascata, nella confluenza dei fiumi “Scoltenna” e “Leo”. Dal mulino in poi i due fiumi, confluendo, formano il fiume Panaro. Nel retro della HKL (linea di combattimento principale) dei reggimenti 1044° e 1045° i fiumi Leo, Scoltenna e Panaro costituiscono una possente barriera naturale, motivo per cui sui pendii al ovest di quelle acque corre la seconda importante linea di difesa dopo la Linea Gotica, la “Linea Gengis-Khan”.
Come già nei combattimenti precedenti ad Albarelli e sull’altura 823, lo stato maggiore ridotto del 1044° reggimento composto da: comandante, aiutante, ufficiale radiotelegrafista, corrispondenti e radiotelegrafisti si attesterà nella postazione di comando avanzata nel Mulino del Leo (324 mt). Gli addetti alla radio della 232a Divisione Fanteria, questa volta, dovrà attestarsi anche loro nella postazione di comando avanzata del reggimento.
La discesa da Gaiato, nella notte, con dei somari richiede molto tempo, tanto più che nel contempo bisogna stabilire una linea telefonica di base. Il buio è assoluto, niente guida, senza segnaletica, dei sentieri ripidi, rocciosi, strettissimi e accidentati, con tutta l’attrezzatura sulle schiene dei somari e degli uomini. Già si sente in continuazione il muggire del fiume Panaro; improvvisamente il sentiero finisce. Ci siamo persi, come già successo alla squadra di esploratori il giorno prima; per adesso rimaniamo semplicemente sdraiati per terra. Solo con l’arrivo dell’alba giungiamo alla riva del fiume e al guado per il Mulino del Leo, al quale arriviamo guadando l’acqua che ci giunge alle ginocchia. I telegrafisti un po’ avanti con gli anni, subiscono dei crampi. “ Avanti, avanti altrimenti sarete persi !” –
Il Mulino del Leo è posizionato di traverso rispetto al fiume, con il mulino proprio nel fondo valle e la parte dell’abitazione un piano sopra, sino a metà declivio. Il piano più basso dell’abitazione si trova sullo stesso livello del piano più alto del Mulino, in maniera che ci siano complessivamente tre livelli. Un corridoio coperto collega il piano superiore del mulino con il piano terra dell’abitazione. Mancano parzialmente gli infissi.
Il montaggio dei trasmettitori Dora nel fondo valle, non porta a una copertura radio a 360° a causa della valle molto stretta; per questo motivo la postazione radio principale viene spostata un po’ più a sud, sopra il mulino e viene in fretta costruito un bunker di bastoni. Per piazzare il centralino telefonico viene liberata una vecchia sala con il soffitto a volta, che si trova in profondità proprio sotto il mulino, e che è stata rivestita, recentemente, con un soffitto di calcestruzzo per la gestione del mulino. Evidentemente la sala non era più in uso da tempo, perché lo strano meccanismo, motrice del funzionamento del mulino, affonda in più di un metro di melma asciutta, la quale, molto probabilmente, è stata depositata dalle inondazioni saltuarie del fiume. La fatica di rimuovere la melma secca vale la pena perché la sottostruttura del mulino, suddivisa a sua volta in più volte più piccole, si rivela quasi a prova di bomba e offre riparo per tutti gli uomini. Dopo la rimozione dell’albero di trasmissione principale, nel soffitto della volta rimane un’apertura dalla quale ci si può calare giù, dal pavimento del mulino, nella sala sottostante. La sala a volta viene rivestita di pannelli di legno e sarà, più tardi, la salvezza per tutti gli uomini che si trovano nel mulino.
Le squadre radiotelegrafisti dell’artiglieria, con i loro apparecchi Berta, che lavorano in radiotelefonia, montano le loro apparecchiature un po’ in disparte, sul lato nord del fiume Scoltenna, non molto distante dalla confluenza dello stesso con il fiume Leo.
L’intero fondo valle è pieno di ghiaia e di sassi molto grandi i quali, durante i periodi delle piene e con i temporali, rotolano a valle. L’alveo più profondo del fiume Leo si è spostato lontano dal mulino verso est. Tant’acqua, tanti sassi e alta montagna intorno, ma non c’è acqua potabile nel mulino. In tutte le direzioni ci sono i pendii delle alte montagne che si alzano ripidamente: a sudovest contro il massiccio del Monte Cimone, a nord contro Gaiato, a sudest contro il Monte Belvedere, a sud contro il Monte Serrasiccia. Il Panaro stesso, un po’ più a valle, forma uno stretto bacino in questo mondo montano. Il più vicino si trova Gaiato, di fronte alla vetta di Montespecchio con in cima la chiesina, visibile da lontano.
Alla sera, quando a ovest tramonta il sole a sud e sudest, sulle vette ben familiari alla truppa, si vedono i riflessi conseguenti ai movimenti dei cannocchiali di puntamento nemici, ma non ci sono abbastanza munizione per colpirli.
I sentieri di montagna che portano al fronte sono ben conosciuti agli esploratori e agli uomini delle comunicazioni, soprattutto in inverno con tanta neve; ora sono quasi interamente osservati dal nemico e di giorno non sono più percorribili senza trovarsi sotto il tiro delle armi. Per questo motivo i rifornimenti con i somari possono essere effettuati solo di notte. Il 1° Battaglione del 1044° Reggimento, condotto dal Capitano Pfeffer, difende il settore a sinistra a partire da Maserno con il fronte verso est e sudest (contro il sole del mattino), il II° Battaglione del 1044 nel settore a destra fino a Fiochi dove incontra il 1045° reggimento con fronte verso sudest. Tutte le postazioni sono visibile dal nemico, inoltre ci sono degli esploratori nemici (Klärchen) in giro. (Klärchen è il diminutivo di Klara, nome femminile tedesco. Esploratori in tedesco è Aufklärer, cosi nasce il gioco di parole AufKlärer > Klärchen).
A causa della posizione del fronte e del tracciato della HKL (linea di combattimento principale), a est di Maserno e Montese, nel settore del 1044° Reggimento, non ci sono più strade carrozzabili. Il collegamento tra Montespecchio e Maserno è anche carrozzabile, ma dopo, in direzione nord e ovest verso la valle, ci sono soltanto sentieri. Poiché tutti movimenti sono possibile soltanto di notte, i rifornimenti creano delle difficoltà enormi. Vengono stabilite delle tappe intermedie per le colonne di somari, per esempio: per il II° Battaglione del 1044° Reggimento presso la sua postazione di comando al Mulino di Zagaglia. Dal Mulino del Leo e dal Mulino di Zagaglia, la fattoria Rocchetta Sandri e raggiungibile solo tramite sentieri per asini. Da qui però parte una carrozzabile verso sud, a Fanano. Se si vuole andare però verso nord, bisogna andare fino a Pievepelago e imboccare la statale del Brennero (S.S. 12).
Il giro d’ispezione lungo la HKL (linea di combattimento principale) da parte del comandante – nuovamente con l’ufficiale delle comunicazioni – può essere effettuato solo verso il tramonto e nelle notti con la luna. In questo momento l’ispezione è particolarmente importante perché dopo lo scioglimento del 1043° Reggimento, nelle varie sezioni e compagnie del 1044° si trovano, ora, i rispettivi ufficiali, sottufficiali e uomini. Nel I° Battaglione del 1044° Reggimento comandato dal Capitano Pfeffer c’è, per esempio, il Tenente Katzer come Aiutante ( prima Aiutante nel II° Battaglione del 1043° Reggimento). Capo della 4°/1044 ora è il Tenente H.W. Wagner di MARBURG (prima 5°/1043). Sui pendii meridionali del settore di Castelluccio è impossibile spostarsi di giorno. L’ex postazione di comando del Tenente Ph. Simon (7°/144) è abbandonata e completamente distrutta. Tutto il paese e stato ridotto in macerie dal nemico. Della chiesa è rimasta in piedi solo l’abside e la parte inferiore del campanile. Nelle macerie del campanile ora si trova la postazione di una sezione.
Presso la postazione di comando del II° battaglione del 1044° reggimento (Capitano Ziegenfuss) nel Mulino di Zagaglia, ci diamo appuntamento e incontriamo con il comandante della divisione Tenente Generale Freiherr Von Gablenz, il capitano Stoll e l’autista del generale e il Maresciallo Rinsche. Persino loro hanno percorso a piedi quest’ultimo chilometro.
Da Mulino del Leo tutti i sentieri che portano alla HKL sono in salita, in generale attraverso Montespecchio, con uno splendido panorama del paesaggio montano, i cui monti sono ancora coperti di neve. Ma guai se arrivano gli Jabos, loro danno la caccia ad ogni singolo uomo. Perdere la strada costa molto tempo. Tutte le acque del settore però, in caso d’emergenza, fanno da indicatore perché portano al fiume Leo. I fondi valle sono pieno di detriti. A fare il giro di controllo delle linee telefoniche ci vogliono almeno due ore mezzo, spesso bisogna aggirare o scavalcare delle rocce. Per attraversare i fiumi Leo e Scoltenna, vicino al Mulino del Leo, sono state sdraiate delle scale che, nelle foto degli esploratori aerei, non danno cosi tanto nell’occhio. A causa dell’intenso traffico verso la postazione di comando e a causa dei partigiani che vengono subito informati e comunicano tutto al nemico, è solo una questione di tempo prima che il nemico prenda di mira il mulino.
Al 1044° reggimento è stato assegnato un bravo maresciallo come ufficiale di collegamento con l’artiglieria. Visto che mancano i sentieri, tutte le postazioni dell’artiglieria sono posizionate a ridosso dei monti. Rispondendo al frequente e forte fuoco nemico dall’area di Montespecchio e del vecchio ponte di legno all’altezza della confluenza del rio San Martino nel Panaro, dove si trova anche il guado attraverso il quale le staffette di somari attraversano il fiume, l’artiglieria tiene sotto il fuoco le postazioni nemiche con un buon successo.
A partire dal 19 marzo ha preso posizione nell’area di Gaiato anche la Ia brigata cannoni d’assalto con tre cannoni, tre ulteriori cannoni sono stati invece spostati nell’area del Monte Passatore. Già il giorno prima, il 18 marzo, sono stati subordinati inoltre tre sezioni della 114a squadra cacciatori Panzer alla 232a divisione di fanteria.
Per i giorni di Pasqua arriva il bel tempo e, per un breve periodo, una relativa calma. Il nemico oltre a sparare delle granate al fosforo ora ha cominciato a sparare delle granate con dei volantini dove si scrive che sono disponibili letti caldi per i prigionieri e, nella sua edizione n.120 del 30 marzo 1945 intitolato “posta del fronte, edizione sud”, il volantino nemico evidenzia l’avanzata americana, tramite la testa di ponte a Remagen, attraverso la foresta Westerwald fino a Marburg. Dalle zone bersagliate dai bombardieri tra il 27 marzo e il 29 marzo si intravede l’andamento dell’avanzata seguente. Oltre alla distruzione dei depositi e delle fabbriche di carburanti e delle vie ferroviarie viene effettuato anche “ il bombardamento preventivo” delle città sul tracciato dell’avanzata.
Nei primi giorni di aprile il nemico intensifica i suoi attacchi in tutta l’area a est del fiume Leo. A causa delle granate al fosforo bruciano i ciliegi in fiore. Incessanti bombardamenti che durano da mezz’ora sino ad un'ora intera scavano il terreno in tutto il settore del reggimento. Questo indica un imminente attacco, mancano solo gli iniziali bombardamenti a tappeto e il fuoco di sbarramento per far si che nell’ora segue la fanteria avanzi anche con dei carri armati.
La HKL (la linea di combattimento principale) che e’ stata presa in consegna dalla 114a Divisione Cacciatori percorre l’alta montagna, da Monte Romecchio attraverso il monte Rondinaio (1964mt), le Alpi Tre Potenze (1940mt) fino al Libro Aperto (1937mt) congiungendosi al vecchio dispositivo di postazioni. Segue attraverso il monte Lancio (1540mt), il pendio settentrionale del Monte Cappel Buso (1101mt) e l’angolo nord del Monte Belvedere e gira verso nord fino a Maserno (sud di Montese). Secondo il giudizio del Generale Von Gablenz questa posizione “era del tutto inadatta per la difesa. Ogni movimento verso essa, anzi, ogni movimento dentro essa stessa era escluso di giorno. La posizione dell’avversario fu fortemente superiore alla nostra. In alcuni punti poteva lanciare delle bombe a mano senza essere visto a sua volta”.
Visto che evidentemente è imminente un ulteriore attacco principale del nemico verso Zocca, Von Gablenz non si aspetta più altri attacchi nel settore della divisione, tanto più che la forza di combattimento dei brasiliani, davanti al fronte della 232a Divisione Fanteria, da lui non è valutato “alto”. Tuttavia a Von Gablenz sembra inopportuno mantenere la linea del fronte così avanzata in quanto anche in fasi calme è molto impegnativa. Per ciò la richiesta della 232a Divisione di ritirare la HKL dietro il margine meridionale del Monte Cimone, il margine meridionale del Monte Calvanelle, il margine meridionale del Monte Emiliano e il margine meridionale del Monte Specchio è approvata da parte del comando superiore. Questa nuova linea è già stata esplorata e la fortificazione è già iniziata. Nella vecchia linea invece vengono lasciate delle postazioni deboli. Il nemico però non capisce. Alcuni attacchi d’esplorazione poco forti sono facilmente respinti. Poi il nemico intensifica il suo fuoco d’interferenza sparando delle granate al fosforo sulle postazioni ai pendii settentrionali, su tutte le vie di rifornimento e principalmente sul paese Fanano e tutti ponti della zona. Il bombardamento con il fosforo diventa così intenso che la truppa parla di nuovo di “montagna in fiamme”. Ci si muove solo quando il fuoco raggiunge le parti combustibili delle mimetizzazioni di una postazione in quanto è decisivo per lo svolgimento dei combattimenti.
Il 19 marzo attorno a mezzogiorno, sia sopra Pavullo che sopra Monfestino, il nemico butta, da aerei che volano ad alta quota, fogliame secco dell’anno precedente. Si presume che questo serva alla preparazione ad un seguente lancio di foglietti incendiari mimetizzati da fogliame che servano ad incendiare stalle, pagliai e coperture che servono spesso come riparo per i mezzi.
Gli alleati preparano la grande azione partigiana nell’ambito di una grande offensiva nella primavera del 1945.
Il Generale Alexander, il comandante superiore delle forze americane in Italia, già prima del 23 febbraio 1945 emette l’ordine a tutte le “bande” dell’Italia settentrionale di ” tenersi pronti a partire dal 27 febbraio e a colpire e ampliare le azioni di sabotaggio”.
Nel “US fifth army detachment”, già dal tardo autunno del 1944, la compagnia D del 2677° Reggimento OSS (servizi segreti militari) è attiva come unità di collegamento con le bande di partigiani ed emette il suo “weekly partisan report & memorandum”. Partigiani, banditi e agenti informano quest’unità, quasi in tempo reale, sui movimenti dall’altra parte del fronte. Insieme alle informazioni ricavate negli “interrogatori approfonditi” dei prigionieri, il nemico è ben informato. Già il 26 febbraio si sapeva, per esempio, che il 1044° reggimento aveva un’interprete per la lingua portoghese e quali simboli usava la 14a compagnia del 1044° Reggimento nelle mappe per contrassegnare le postazioni.
Nel marzo i partigiani riorganizzano le loro forze, formano a tappeto altre brigate e coordinano, ormai attraverso tutti i partiti, imprese più ampie.
Preparazioni del IV° US corps alla offensiva di primavera “ Spring – Offensive”
Per la preparazione della grande offensiva primaverile delle forze alleate in Italia, a partire dal 9 aprile 1945, il IV corpo d'Armata americano, dopo il consolidamento del fronte a Castel d’Aiano, ebbe quattro settimane di tempo per organizzarsi. Il piano per la realizzazione dell’offensiva di primavera ottenne il nome “ operation Craftsman”. La Va Armata americana suddivideva i primi attacchi in tre fasi:
A) “ Green phase “
B) “ Brown phase”
C) “ Black phase”
Appena la Black phase è in atto, la riserva mobile, che consiste nella 1a divisione corazzata americana e la 6a divisione corazzata sud africana, devono attaccare verso la valle del Po ed aiutare a circondare e chiudere Bologna. Già durante tutto l’inverno gli alleati erano a soli 18 km a sud di Bologna, ma non riuscirono a proseguire. Ora occorre muoversi lungo la “Via di Vergato”, passando a ovest di Bologna, per intercettare e disturbare le riserve tedesche sul lato sinistro del IV corpo d'Armata. Già quattro giorni prima del “ D–Day “, il 5 Aprile 1945, la 92a Divisione di fanteria americana, attacca, all’estremità dell’ala sinistra del IV corpo d'Armata, in direzione Pietra santa – Massa – Carrara.
La distanza da Bologna, sulla “via di Vergato” (ss.64), è di solo 32km. La Va Armata americana si aspetta qui la più alta probabilità di superare il sistema di difesa tedesco. Gli americani, inoltre, conoscono le difficoltà dei tedeschi riguardo ai rifornimenti di carburante, dopo i sistematici bombardamenti nell’Italia settentrionale e in Germania. Le distruzioni da parte degli alleati nella zona di attacco da parte del IV corpo d'Armata americano sono state sistematicamente amplificate dalle attività partigiane in montagna e nell’hinterland e si sa che per gli spostamenti veloci e ampi di truppe ai tedeschi mancano materiali e carburante. Le difficoltà tedesche sono state provocate appositamente. [Thus, by the end of the war, the Luftwaffe was nothing but a myth in the sky over Italy]. Nel frattempo è stata eliminata anche l’aviazione tedesca. “La Luftwaffe alla fine della guerra fu un niente, niente più che un mito nei cieli italiani”, scrivono più tardi gli alleati.
Il settore previsto per lo sfondamento del fronte si trova inizialmente leggermente a ovest del punto di contatto tra la 14a e la 10a armata tedesca, in una seconda fase si troverà interamente nel settore della 10a armata. Per ora quindi il LI° corpo alpini viene attaccato sull’ala sinistra dal IV corpo d'Armata americano. Poichè il fiume Reno, anche per il nemico, è il punto di contatto tra la Va armata americana e l’8a armata britannica, l’impresa dello sfondamento del fronte lungo la “via di Vergato” si trova nel settore americano.
Alla difesa del fianco sinistro (ovest) è destinata la 1a divisione di fanteria brasiliana con 14.839 uomini tra cui 2 generali e 887 altri ufficiali. Ai brasiliani vengono assegnati anche partigiani comunisti. Accanto ai preparativi di materiali si effettuano anche dei preparativi morali: “adeguate moral preparation of the troops” da parte degli ufficiali di alto rango.
Durante il meeting del IV corpo d'Armata nella postazione di comando a Castelluccio, nei pressi di Porretta l’8 aprile 1945, il generale Crittenberger assegna i compiti ai brasiliani. Loro devono difendere il settore tra Ronchidoso e Sassomolare per poi adeguare la loro ala destra (est) al procedere della 10a Divisione Americana. Il generale Hays, comandante dei “ mountainers” dopo le esperienze di novembre e dicembre 1944 al Monte Castello ora si permette di chiedere al comandante brasiliano se è proprio sicuro di poter prendere Montese. Quando il generale Mascarenhas conferma, ai brasiliani viene ordinato di prendere Montese, di coprire continuamente il fianco sinistro della 10a Divisione americana e muoversi verso Zocca – Vignola.
I combattimenti montani di difesa della 232a Divisione di Fanteria, nell’aprile del 1945, preso l’altura di Montespecchio e sul fiume Panaro.
Dopo lo spostamento della 232a Divisione di Fanteria dietro la linea Monte Lagoni – Monte Calvanella – Monte Emilano – Rochetta Sandri – Montespecchio fino ad ovest di Montese, gli avamposti restano sulla linee precedenti. Gli avamposti erano riusciti a respingere degli attacchi d’esploratori nemici.
Con l’inizio dell’offensiva alleata finale si arriva, ancora una volta, a dei combattimenti sul settore sinistro della divisione, specie in quello del 1044° reggimento Granatieri, nel settore da Maserno a Fiochi. Nell’alta montagna e lungo la strada del Brennero si tratta ormai solo di movimenti di ritirata ordinata, localmente disturbati da delle bande.
Il confine sinistro del settore del 1044° Reggimento è anche il confine tra la 232a Divisione di Fanteria e la 114a Divisione Cacciatori. La congiunzione tra le divisioni percorre una linea retta da Maserno verso nordovest fino al paese Chiozzo (ad est del ponte di legno attraverso il Panaro) e poi in direzione Pavullo. La strada da Salto, attraverso S.Martino e Ranocchio, si trova interamente nel settore della divisione cacciatori. I tre cannoni d’assalto impegnati nell’area a nord di Salto, nei pressi di Leone, e i due cannoni d’assalto della 1114a Compagnia Cannoni d’Assalto, impegnati lungo la strada per Salto e S.Martino, hanno esplorato, fino al Rio S.Martino, delle vie adatte per un contrattacco e riescono ad avanzare fino alle alture 407, 483 e 526, per attaccare ai fianchi le forze nemiche che si muovono sull’altura di Montespecchio contro il 1044° Reggimento usando la strada Maserno – Riva di Biscia e da lì sul sentiero per Montespecchio. La linea tra l’altura di Riva di Biscia, Montespecchio e da qui giù al Mulino di Zagaglia e poi verso est passando Cerro e Rochetta Sandri, è stata preparata come postazione del “Franzi-Riegel”, lo “sbarramento Franzi”. Questa linea ha, in caso di necessità, il suo proseguimento nel settore della 114a divisione Cacciatori, tra Montese e S.Martino, come “Käthe-Riegel”, lo “sbarramento Käthe”. Lo sbarramento seguente che restringe ancora di più il fronte, è la “Erna-Riegel”, “lo sbarramento Erna”, tra Montespecchio e S.Martino che, nel punto 407, presso il mulino (che fornisce la corrente elettrica a S.Martino) taglia il confine con la 114a divisione Cacciatori. Dopodiché segue, verso nord, la “Kitty-Riegel”, lo “sbarramento Kitty”, che diventa infine la linea “Dschingis-Khan”, la linea Gengis-Kahn.
I fiumi Panaro e Scoltenna, con i ponti mancanti, hanno un effetto divisorio talmente forte, che nel settore del 1044° reggimento le armi pesanti, a nord, sono posizionate solo nell’area di Gaiato e ancora più al nord, ovvero al ovest del fiume. Il campo di combattimento sull’altura di Montespecchio è quasi privo di vegetazione, nella costruzione delle linee telefoniche e nell’aggiustamento del tiro dell’artiglieria sarà da considerare che tutta la zona di Montespecchio è una zona di interferenze magnetiche nella quale la bussola non funziona.
Sull’ala sinistra della 232a Divisione di fanteria seguono, da est verso ovest a partire da Maserno, il I° battaglione del 1044° reggimento, il II° battaglione del 1044° reggimento, con postazioni di comando nel mulino di Zagaglia e, a ovest del Leo, entrambi i battaglioni del 1045° reggimento.
Sul lato nemico, tra Maserno e Albarelli, continua ad essere impegnata la 1a Divisione di fanteria brasiliana insieme a dei partigiani. Verso ovest segue la 92a divisione fanteria, una “ Black division” chiamata “ Buffalo Soldiers “ i cui soldati portano un distintivo giallo con l’immagine di un bufalo attorno al braccio. Questa è “ The only black division to fight in World War II as a division”. Due suoi reggimenti fronteggiano la 232a Divisione di fanteria e cioè: il 365° reggimento di fanteria americano nell’area di Cutigliano, lungo la strada del Brennero, a sud dell’Abetone e il 371° reggimento di fanteria rispettivamente di fronte al 1044° e parte del 1045° reggimento. Alla divisione “ Buffalo soldiers” appartengono “ black, white, japanese- american, british, indian and italien soldiers”.
Nonostante le enormi riserve di munizioni e l’assoluta superiorità area degli alleati, gli attacchi d’artiglieria, dei Jabos e i bombardamenti non sono mai cessati anzi, nei primi giorni dell’aprile 1945, prima della offensiva primaverile degli alleati, si intensificano le attività degli esploratori aerei nonché il tiro di aggiustamento dell’artiglieria nemica sopratutto sui bersagli in profondità sul campo di combattimento. Nei combattimenti su ampia scala l’attacco della fanteria nemica è preceduto, e questo ormai in Italia è cosa ben esperimentata, dalla distruzione e il bombardamento, da parte degli Jabo, di tutto quello che si muove. In fine l’attacco della fanteria è appoggiato, se il terreno lo permette, da formazioni carri armati in quantità più grandi possibile.
Sulla strada per arrivare al I° battaglione del 1044° reggimento, seguendo la linea telefonica con un viaggio di oltre due ore e mezzo scavalcando roccia e sassi, dall’altura di Monte Specchio si può osservare molto bene l’aggiustamento del tiro delle batterie di artiglieria nemiche e i pesanti bombardamenti su Montese, Salto, San Martino, Ranocchio e sui pendii orientali del fiume Panaro. Regolarmente, in mezzo a granate al fosforo, ci sono nuovamente granate con volantini. Montespecchio, inizialmente, rimane ancora illeso e sembra, con i suoi alberi in fiore e il suo campanile a punta, quasi come un paese dell’alta Baviera. Per quattro giorni il nemico aggiusta il tiro dei suoi cannoni sulla postazione di comando del 1044° reggimento al Mulino del Leo. Colpi alti che provengono dall'alto, colpi singoli, granate fumogene a volte troppo corte a volte troppo lunghe a volte a destra a volte a sinistra. Principalmente sul pendio di fronte alla "torretta". Già dal quarto giorno seguono anche bombardamenti a tappeto.
La mattina del 9 aprile, da un’ora prima dell’alba mentre è ancora buio, inizia un forte bombardamento, con più di una batteria di cannoni, sul mulino che subisce dei danni, a causa delle schegge, e alcune linee telefoniche vengono interrotte per breve tempo; ma il mulino resta in piedi. Tutte le apparecchiature di radiotelefonia sono state già spostata nelle sale sotto il mulino. Il piccolo bunker per i radiotelegrafisti sopra al mulino ottiene un’ulteriore strato di bastoni di legno, portati dal fiume, di pietre e di terriccio. Il lavoro faticoso tra poco pagherà, nonostante gli esploratori aerei nemici. Lo stato maggiore continua a lavorare nella stanza più ampia della parte abitativa del mulino.
Il giorno dopo, il 10 aprile 1945 alle ore 10, inizia di nuovo il fuoco dell’artiglieria nemica con dei calibri ancora più grossi. Anche l’aiutante ora si trasferisce nel posto di comunicazione sotto il mulino; il comandante e l’ufficiale addetto alle comunicazione, entrambi senza l’elmetto, si muovono intanto nella parte inferiore del mulino ma al di sopra della sala inferiore; il primo colpo ha centrato in pieno la parte dell’abitazione del mulino e le sue spesse mura, fatte però di calce scadente, si frantumano. Il secondo colpo centrato sfonda, fino alla pavimentazione di calcestruzzo, il mulino che cade in macerie. Sia il comandante che l’ufficiale di comunicazione non solo vengono feriti da schegge di granate ma rimangono seppelliti sotto le macerie. Per fortuna finiscono sotto una trave e si salvano. Attraverso l’apertura nel soffitto si riesce, della sala inferiore, a salvare entrambi attraverso la piccola cavità e a prestare loro soccorso. Il medico più vicino si trova a Gaiato e alla luce del giorno è impossibile raggiungerlo. Altre due granate centrano il mulino già distrutto. Il soffitto e le travi finiscono per lo più all’interno dei resti delle spesse mura.
Al posto del cavalletto dei cavi, sul quale vengono fissate tutte le linee telefoniche che partono dal lato meridionale del mulino, ora si trova un grande cratere. Tutti i cavi dei collegamenti devono essere sostituiti per almeno a 200mt, mentre i radiotelegrafisti mantengono le comunicazioni con le unità; ma non si vede ancora l’attacco di fanteria nemica. Dal Mulino di Zagaglia, lungo i cespugli della riva del fiume Leo, arriva il comandante del II° battaglione per sostituire il comandante ferito. Una salita con i feriti verso Gaiato durante il giorno è impossibile. A parte gli uomini feriti dalle schegge ce ne sono tanti contusi.
Visto che ormai anche la sala inferiore del mulino, dove è piazzato il centralino, è stata parzialmente sventrata dalle granate, la postazione di comando viene trasferita versi “i pioppi alti” sulla riva occidentale del fiume dove è iniziata la costruzione di un cimitero per i soldati tedeschi del reggimento. Poiché anche il buon asino Leo è stato ucciso da schegge di granate, tutti gli attrezzi e i rotoli di cavi devono essere spostati a piedi attraversando il fiume. Soltanto attraverso il canale di scarico del mulino è possibile lasciare la sala distrutta.
Al calar del sole si può cominciare a salire per Gaiato e raggiungere, intanto, la postazione di comando della 13a compagnia del 1044° reggimento. Alla postazione di comando principale, a Gaiato, il medico sta già aspettando e toglie le bende di pronto soccorso all’ufficiale addetto alle comunicazione del reggimento. Il medico può asportare solo le parti più piccole delle schegge di granata e pietra conficcate nella calotta del cranio dell’ufficiale; le ferite sono sporche dai detriti delle macerie. Poichè il campo medico principale della 232a Divisione sta ancora lavorando a sud di Pavullo, lungo la strada per il Brennero, il trasporto all’ospedale da campo viene eseguito con un Sanka della 232a. Nelle prime ore del mattino dell’11 aprile, il mezzo viene attaccato due volte sulla strada del Brennero dagli Jabo americani, nonostante la grande croce rossa disegnata sul tetto. Entrambe le volte l’autista riesce a mettere in salvo il mezzo nascondendosi nei fossati. L’ospedale da campo è a Colombaro, a est di Maranello.
Colombaro si trova al nord delle montagne che si affacciano pianura del Po, al sud di Modena. L’attività ospedaliera è effettuata nell’edificio principale di un podere molto grande che ha persino una casa per il giardiniere, in un ampio parco ben curato. Il personale dell’ospedale che scarica i feriti, porta dei grandi distintivi con la croce rossa al braccio, con il continuo timore di attacchi di partigiani. Gli italiani sono gentili, nel palazzo c’è molto marmo e ci sono affreschi ai soffitti. Dal salotto si ha una bella vista sul parco e su una piccola cappella con uno stretto campanile, una “ chiesa di santa Elisabetta in miniatura “, che ricorda quella a MARBURG sulla Lahn, tanto più che il comandante medico dello stato maggiore ed il comandante della colonna motorizzata sono di MARBURG. Quest’ultimo è stato recentemente a MARBURG, in viaggio di nozze, da dove è riuscito a sfuggire agli americani appena arrivati e tornare alla sua truppa, attraverso la Turingia.
I primi giorni di febbre svaniscono nella memoria, dopo l'asportazione di 32 piccole schegge di granata e di pietra; per fortuna non è stato sfondato il cranio. Il 15 Aprile arrivano dal fronte una serie di feriti del 1044° reggimento che riferiscono degli attacchi “ dei negri “, dell’occupazioni di postazioni di sbarramento, del combattimento al mulino di Zagaglia, di chi è finito in prigionia e di chi è caduto.” Non tutti volevano tornare giù dalla montagna “. Il fronte del 1044° reggimento ora è situato nelle posizioni degli sbarramenti Franzi e Käthe, con il fulcro sull’altura di Montespecchio.
All’arrivo a Colombaro è già in atto lo spostamento dell’ospedale da campo verso nord e diverse unità si trovano ormai a nord del Po; l’inquietudine e l’insicurezza cresce. “ A malapena riesco a lavarmi i pantaloni di montagna e la camicia macchiati di sangue”. A Colombaro l’andamento degli eventi è incerto. Braccianti italiani dell’area locale vengono licenziati.
L’eventuale proseguimento della cura delle ferite ancora non guarite al fronte è possibile se il comandante medico dello stato maggiore, il Dott.Hess, approva. Questo però si trova ancora a Vignola, in un ospedale, quindi non lontano dalla postazione di combattimento del 1044° reggimento a Gaiato.
Con una grande benda in testa si torna al fronte, lungo la strada del Brennero, a bordo di un Sanka. Una signora italiana, dai pressi di Vignola, presta assistenza sanitaria e ci accompagna. Da Monfestino fino a Pavullo il Sanka viene di nuovo attaccato da Jabos. La gendarmeria da campo guida il mezzo al riparo, il mezzo a degli alberi, mentre i Jabos attaccano. Dopo lo sgancio di una bomba sul magazzino dei rifornimenti a Pavullo, gli aerei sorvolano il paese per un’altro attacco con le armi di bordo. Nonostante altri bombardamenti si prosegue attraverso il parco per tornare al HVPL (campo di soccorso principale) della 114a divisione Cacciatori. Ancora per una mezz’ora i Jabos attaccano e le donne italiane, nell’ospedale da campo, stanno tremando al fianco dei medici all’ingresso delle caverne. Non è possibile scaricare; il giorno prima gli americani hanno sparato ad un ferito che stava per essere caricato.
Finalmente è possibile tornare a Gaiato, alla postazione di combattimento del 1044° e parlare con il maggiore Seibel che comanda il reggimento. Il colonnello Winkelman, a parte alcune lievi ferite da schegge al mento, ha un colpo della strega e si trova a Gaiato. Durante la visita da parte del comandante medico dott. Hess, la mattina seguente, lo stesso non è affatto contento per lo stato delle ferite: “ qui c’è puzza di bruciato” e prescrive un’ulteriore cura. Questa dura però solo un giorno perché già la mattina seguente l’ospedale da campo viene attaccato dagli Jabos ed è talmente danneggiato che l’HVPL deve essere spostato. Con la testa bendata ci si dirige verso la postazione di comando del reggimento, in un boschetto di castagne che si trova sotto fuoco d’artiglieria. Immediatamente seguono delle riunioni per lo spostamento della postazione da “Adlerhorst” (nido dell’aquila) a “ Felsennest" (nido sulla roccia). Questa postazione è anche “B-stelle” (posto di osservazione) a causa della sua posizione alta, sopra la valle del Panaro. Da qui si ha un’ottima visuale del campo di combattimento del 1044° reggimento e, a sinistra, del vicino 721° reggimento Cacciatori.
Il 14 aprile inizia l’attacco generale degli alleati, la “Spring Offensive”, chiamata dal IV corpo d'Armata americano con il nome in codice “Operation Craftsman”. A tal scopo i brasiliani stabilirono una postazione di osservazione sull’altura 892, vicino a Sassomolare e spostarono anche la postazione di comando nel paese. Per l’attacco contro Montese, ai brasiliani furono subordinati partigiani e un’unità di caccia carri americana.
La 1a Divisione di fanteria brasiliana, nel frattempo, manda avanti delle pattuglie e degli artificieri per bonificare il terreno dalle mine e si posiziona nell’area di Sassomolare, soprattutto su ambedue i lati lungo la strada per Montese, in una linea Casone – Il Cerro - Possessione – altura 745. Già la mattina gli alleati avanzarono coperti da attacchi aerei pesantissimi (“ On the morning of 14th, the improved and the skies became populated with hundreds and hundreds of powerfull aircrafts of the Allied Air Force”). Le pattuglie possono agire solo alle ore 10.15, contemporaneamente all’inizio dell’attacco della 10a Divisione da montagna americana, fronteggiata, sul lato tedesco, dalla 334a Divisione di fanteria. Poichè la striscia di combattimento dei brasiliani è molto stretta, la loro artiglieria può operare un fuoco molto concentrato. Dopo lo sgombro delle mine ed un’ulteriore raffica dell’artiglieria brasiliana e della “ US chemical mortar company A “, inizia l’attacco principale alle ore 13.30. Al confine del paese di Montese però, nonostante la ormai debole difesa da parte dei cacciatori, l’attacco si ferma. Ora Mascarenhas manda avanti il suo G-3, il Tenente Colonnello Humberto de Alenear Castello Branco. Al confine del paese sorgono dei contrasti tra brasiliani e americani sul passaggio dei rispettivi carri armati. Chi avanza per primo? Solo dopo l’ordine diretto del Tenente Colonnello Branco i brasiliani, secondo il rapporto dell’interprete americano, salgono sui “ possenti Tank" per, nonostante l’intenso fuoco dell’artiglieria tedesca, cacciare via i tedeschi dal paese”.
In realtà, in quel momento, nel paese erano rimaste solo delle retroguardie e l’artiglieria tedesca stava ormai spostandosi indietro, mentre i cacciatori del 721° reggimento prendevano posizione davanti alla sbarra “ Käthe” nell’area Salto – S.Martino – Ranocchio – Monte Buffone.
Per la serata del 14 aprile Mascarenhas indica, come linea generale, occupati: il paese di Maserno, l’altura 806, l’altura 808, il paese di Montese, le località Serretto e Possessione nonché l’area a est di Casa di Bortolino. Sull’ala sinistra, verso il 1° Battaglione del 1044° Reggimento, nell’area di Maserno non è cambiato niente di importante. I tedeschi difendono accanitamente l’area di Monte Buffone e tengono con successo l’unica strada da Montese al Panaro e il fianco verso la 232a Divisione di fanteria (reggimento granatieri 1044). Nei pressi di Monte Buffone gli “american tanks” distruggono “ the ancient houses of Montello”, ma anche qui non si procede. Nonostante il grande impegno per occupare il “Montese bulwark” il terreno guadagnato del nemico è assai scarso e Mascarenhas si aspetta persino una controffensiva del 721° Reggimento Cacciatori per riprendere Montese dall’area Salto – Ranocchio, l’altura 871 e Serretto, immediatamente a nord di Montese.
Al progresso della 10a Divisione da montagna americana nella prima giornata dell’offensiva, contro la 334a Divisione di fanteria, il 14 aprile Mascarenhas annota: “ since the gallant 10th Mountainer’s advaced was small ”.
Anche il 15 aprile la divisione brasiliana non riesce ad avanzare: il “terrible barrage of German artillery” ed il fuoco delle mitragliatrici è ancora più preciso rispetto al giorno prima e campi minati bloccano le truppe. Il 16 aprile i tedeschi difendono per tutta la giornata le loro postazioni con grande tenacia. I brasiliani fino al 19 aprile non riescono a superare, verso ovest, la linea tra Riva di Biscia, Doccia (nei pressi di Montese) e Salto.
La 10a Divisione americana riesce, solo il terzo giorno dell’offensiva, a prendere il paese di Tolè, difeso dalla 334a Divisione di fanteria. Le perdite dei brasiliani nei pressi di Montese, fino al 18 aprile, ammontano a 426 uomini di cui 34 caduti, 382 feriti e 10 dispersi.
Il 18 aprile 1945 il settore brasiliano Cappella di Ronchidoso – Monteforte passa al 371° Reggimento della 92a Divisione, che amplia la sua area di missione, sostituendo il III° battaglione brasiliano.
Dopodiché il 371° reggimento di fanteria americano comincia ad avanzare lentamente ma è di nuovo costretto a fermarsi allo sbarramento “ Kitty – Franzi “ sulla linea a sud di Rochetta – Mulino di Zagaglia – Monte Specchio - Riva di Biscia, in cui il I° battaglione del 1044° reggimento, in terreno aperto e con grande abilità, riesce sempre a stabilire delle postazioni volanti. Parola d’ordine del comandante del battaglione: “ bisogna opporre più resistenza”.
Sull’ala sinistra dello sbarramento “ Franzi - Riegel”, all’altezza di Montespecchio, bisogna effettua continuamente un adeguamento alla linea di combattimento del 721° reggimento della 114a divisione Cacciatori, il ché comporta perenni spostamenti delle compagnie da sinistra a destra. Dopo l’abbandono volontario dell’ultima sbarra a est del fiume Panaro, il confine di sinistra del 1044° reggimento si trova, infine, sul ponte di legno che attraversa il Panaro al ovest di Chiazzo.
Solo un'esitante unità di esploratori nemici procede sulla strada da Ranocchio al fiume Panaro e, dopo di averne intercettato le radiocomunicazioni, viene presa con successo sotto il fuoco. A est, tra i boschi di Montespecchio e il fiume Panaro, la fanteria nemica è presa sotto fuoco dei mortai dal 1044° reggimento e comunica, tramite radio, che si troverebbe sotto un pesante bombardamento d’artiglieria tedesca e che non sarebbe in grado di avanzare.
[...]
Traduzione parziale tratta dal libro: "Bomber, Jabos, Partisanen" ( sottotitolo: finale furioso in Italien). La storia della 232a Divisione di fanteria tedesca in Italia tra il 1944 e il 1945. Di Heinrich Boucsein.