TESTIMONIANZA DI AGNESE MORELLI RACCOLTA DA GIULIO MECAGNI
Abitavo a Monteforte, ai confini con Iola, alla “Fontana”. In aprile, un giorno non vedevamo più i tedeschi entrare in casa o nelle vicinanze. Comunque rimanemmo chiusi nel sottoscala, nella facciata della casa posta verso Monteforte, per proteggerci dalle cannonate americane che arrivavano da Iola. Un pomeriggio, da una fessura della finestra della cucina, vedevamo tante persone scendere giù per i campi verso la nostra casa. Papà diceva: ”Ci sono gli aerei bassi e non li mitragliano, non capisco”. Di corsa tornammo nel nostro rifugio, sentimmo entrare in casa alcune persone, poi uscire. Dopo poco udimmo il rumore di alcuni spari e di una bomba “Schip” esplodere in casa. Nel sottoscala entrò del fumo e noi avemmo l’impressione di essere nei guai; impauriti rimanemmo lì, senza più uscire, anche per tutta la notte seguente. La mattina dopo c’era un gran silenzio, un signore che era lì con noi, chiamato “Ioli” disse: “Che sia come sia, io devo andare a vedere i miei figli che ho lasciato alle Serrette”. “Ioli” passò da una casa vicina: le Braine e gli dissero: “Avete visto che sono arrivati gli americani?” Ioli rispose: “Io ero alla Fontana, ma non ci siamo accorti di niente; bisogna avvertirli, perché loro sono ancora tutti chiusi nel sottoscala“. Alcuni ragazzi corsero a chiamarci dicendo: ”Potete uscire, ieri sono arrivati gli americani”. Uscimmo dal nascondiglio ed entrata in cucina vidi tutti i mobili scheggiati, capii che la bomba era stata lanciata dentro dalla finestra ed era scoppiata dietro un mobile; gli americani avevano voluto distruggere tre casse di munizioni lasciate lì dai tedeschi. Io pensavo di essere libera; i giorni seguenti uscivamo da casa, ma sempre attenti ad ogni rumore e appena sentivamo arrivare aerei rientravamo nel nascondiglio. La prima linea dei brasiliani era molto vicina alla nostra casa: “Serretto - Monteforte – La Cà”. La prima linea dei tedeschi era alla Riva. La terra tra la Riva e Monteforte era chiamata “Terra dei ninghì” (terra di nessuno). Chi abitava al Serretto, a Monteforte, alla Cà, di notte, veniva a dormire a casa mia. Tre giorni dopo l’arrivo dei brasiliani, tutti quanti, compresa la mia famiglia, fummo mandati via, oltre Iola, perché i tedeschi erano avanzati. Mentre ci trasferivamo a Bombiana, arrivati al Cardinale, sul monte Terminale iniziarono ad arrivare delle cannonate e tutti i soldati brasiliani, in un attimo, sparirono dentro le trincee; i civili, tra cui io e la mia famiglia, eravamo lì, in mezzo alla strada con mucche e carri. Per fortuna le cannonate dei tedeschi, anche se per poco, non ci colpirono. Io e la mia famiglia, la prima notte dormimmo a Bombiana, poi a Malavolta. Dopo sette - otto giorni tornammo a casa tutti, con le mucche, tranne mia madre, perché camminava piano e non ce l’avrebbe fatta a raggiungere l’abitazione prima del coprifuoco. Usavamo un rifugio più interrato rispetto al precedente e postonella facciata opposta, per proteggerci dalle cannonate tedesche che arrivavano dal Serretto-Monteforte. Alcuni dormivano sulle patate, io e la mia famiglia su un po’ di paglia; c’erano tante pulci. La prima linea tedesca era sempre alla Riva; una notte soffiava il vento molto forte e i tedeschi riuscirono a prendere due inglesi dal pozzo di Monteforte, senza che i compagni brasiliani si accorgessero di niente. Successivamente i brasiliani avanzarono da altri versanti verso Montese che, dopo alcuni giorni di dura battaglia, fu liberato. La guerra finì il 14 aprile 1945, quando i brasiliani arrivarono in Montello. Eravamo contenti, ma era rimasta la paura e quando sentivamo il rumore di un aereo, istintivamente scappavamo verso i rifugi.
Zona di Montese. Trascrizione di testimonianze - Agnese Morelli
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