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TESTIMONIANZA DI IMELDE LEONI RACCOLTA DA CHIARA BERTONI
Mi chiamo Imelde e all’epoca avevo sei anni. Vicino a casa mia c’era un rifugio, costruito dal padre di mio marito, nella località “I Bertoni”. Quando i tedeschi sparavano delle cannonate, tutti gli abitanti di quella zona si rifugiavano lì. Ricordo con gioia un episodio in cui mio padre mi sollevò in aria per evitare che finissi dentro ad una pozzanghera mentre stava portandomi nel rifugio.
Un altro fatto ricordo bene: un giorno, pascolando le pecore con mia madre, vidi la montagna “luccicare”. Rimasi incantata da quel luccichio, poi mia madre mi disse che erano i riflessi dei fucili dei soldati.
Pensando che ormai tutto fosse finito, un giorno io ed alcuni miei amici ci recammo in una stalla per cercare delle maschere antigas, usate dai tedeschi, contenute dentro a barattoli che venivano usati per metterci le braci (una volta spente diventavano carbone). Trovammo queste maschere e, tornando indietro, sentimmo degli spari. Un mio compagno che aveva dieci anni fu colpito ad una gamba. Cadde a terra ed io lo soccorsi aiutandolo a camminare fino a casa di sua nonna la quale lo curò e lo fasciò con delle pezzuole bianche.
Avevo sentito dire dalla gente che la liberazione era vicina e si respirava aria di sollievo e gioia. Il mio papà faceva il barbiere e un giorno vennero da lui alcuni brasiliani, alti e di colore, che volevano farsi rasare i capelli. Ballavano e cantavano e mi riempirono una borsa di caramelle che poi tenevo nell’armadio molto contenta. Nonostante fossi solo una bambina questi ricordi sono rimasti impressi per sempre nella mia mente.