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TESTIMONIANZA DI CONCETTA PASSINI RACCOLTA DA DANIELE BERNARDI
Vivevo a San Martino con i miei 6 fratelli, nostro padre era a lavorare all’estero, faceva il meccanico in Etiopia ad Addis Abeba, la mamma era deceduta. Nell’ autunno del 1944 i miei fratelli insieme alla famiglia Corsini, nostri vicini di casa, costruirono un rifugio sotto una quercia; con zappa e badile avevano fatto una buca immensa, quindi l’avevano ricoperta con asce e sopra vi avevano messe tante fascine, l’ingresso era chiuso ancora con fascine. Tutte le sere vi entravamo in 11 e vi trascorrevamo tutta la notte. Nell’ inverno ’44-’45, sfollammo in 5, solo mio fratello più grande rimase a casa per seguire i nonni anziani e per controllare la casa occupata dai tedeschi. Partimmo con due mucche e sei pecore, andammo dapprima a Forno, poi alle Grotte dove passammo il fronte; di seguito a Gaggio dove da nostri amici lasciammo gli animali (dopo la guerra tornammo a prenderli). Finalmente arrivammo a Porretta T., dovevamo andare ogni giorno a firmare dai militari perché eravamo minorenni (io avevo 20 anni, ma allora si diventava maggiorenni a 21); proprio per questo motivo gli americani ci divisero, i miei fratelli restarono a Porretta T., mentre io andai a Lizzano in Belvedere perché lì avevo alcuni vicini di casa anche loro sfollati, dopo mi portarono a Castelluccio di Capugnano dove mi riunii con i miei fratelli. Qui imparammo dai soldati che era stato liberato Montese. Dopo due mesi di sfollamento tornai a casa dove ritrovai mio fratello che nel frattempo aveva ospitato 2 militari tedeschi, non più giovanissimi, che andavano al fronte per poi tornare a S. Martino a dormire; furono proprio questi due gentili signori a consigliarmi di sfollare. Questi avevano piantato centinaia di mine antiuomo e prima di andarsene insegnarono a mio fratello come disinnescarle, ne disattivò un centinaio.
I tedeschi in generale non sono stati gentili con le persone, ma io sono molto contenta perché con me si sono comportati in modo corretto.