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Testimonianza di Quarto Poli raccolta da Beatrice Biagi
Durante la guerra sono andato a combattere in Russia. Sono partito il 13 giugno 1941, giorno di Sant’Antonio da Padova, patrono dei Bertocchi, mentre qui facevano festa. Da Mantova, insieme ad altri militari, sono giunto a Carkov, sul fronte russo. Dopo cinque mesi mi sono ammalato e, per fortuna, un medico, dopo avermi visitato, mi ha detto che potevo tornare a casa perché avevo un disturbo funzionale cardiaco. Dopo essere tornato in Italia sono stato per qualche settimana all’ospedale dove i medici mi hanno prescritto qualche mese di riposo. Così, dopo essermi riposato, sono rientrato nell’esercito insieme ai miei compagni a Peschiera sul Garda. L’otto settembre ’43, data dell’armistizio, il nostro comandante ci ha detto che chi voleva poteva tornare a casa. Per non farci riconoscere abbiamo preso dei vestiti dai contadini e, passando per strade di campagna poco frequentate, siamo ritornati nelle nostre abitazioni. A casa mia c’era un insediamento di soldati tedeschi: cucinavano il rancio da portare al fronte, cioè in Montello. In quei giorni ho ripreso la mia vecchia vita da agricoltore, alla Baldiola. L’atmosfera nell’aria era triste e malinconica perché, anche se ormai si sentiva la fine della guerra, rimanevano però le sue conseguenze: i molti morti tra cui alcuni miei parenti come mia cugina Vittoria Lucchi, torturata e poi uccisa. Era stata accusata infondatamente di aver fatto la spia contro i tedeschi. Mancava anche un altro mio cugino, Luigi Poli, che era stato preso prigioniero dai tedeschi e portato in Germania; morì sotto i bombardamenti americani. E poi c’era la distruzione di edifici storici, pubblici e residenziali, ma io e la mia famiglia sentivamo che tutto questo orrore sarebbe presto finito. Era la speranza che colmava i nostri cuori. Arrivò quell’atteso e ormai lontano aprile ’45 e i Bertocchi furono finalmente liberi grazie ai brasiliani. Ricordo quando arrivarono quegli uomini neri che ci hanno salvato la vita: il sollievo che provammo fu infinito.
In quel momento ci sentimmo fiduciosi di poter ricominciare a vivere una vita che si era interrotta anni prima.