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Testimonianza di Agostino Venturi raccolta da Daniel Venturi
Io mi chiamo Venturi Agostino, sono nato il 6 ottobre 1922 e sono stato prigioniero dei tedeschi dal 9 settembre 1943 fino al 25 agosto 1946 nel campo di concentramento di “Buchenwald” in Germania. Insieme a me sono partiti tanti altri soldati italiani, ma al ritorno eravamo solamente in9. Noi dovevamo lavorare, lavorare e lavorare per tutto il giorno; i più fortunati erano quelli che erano impiegati nei frutteti perché ogni tanto riuscivano a mangiare qualche frutto di nascosto, ma gli altri, compreso me, lavoravano nelle miniere e lì non c’era proprio niente da mangiare. Mi ricordo soprattutto la paura che avevo e l’incontrollabile fame che pativo. La mattina, quando ci portavano nelle miniere, lungo la strada c’erano ciliegie o mele, ma se qualcuno provava a raccoglierle veniva fucilato all’istante, infatti io non ci ho neanche mai provato. Inoltre mi ricordo che le guardie tedesche erano veramente cattive e senza scrupoli; addirittura una donna tedesca aveva fatto seppellire due prigionieri, lasciando loro fuori soltanto la testa per fare le porte da calcio per i propri figli. Alcune volte succedeva anche che, al mattino, alcuni prigionieri si svegliavano tutti gonfi e i soldati li portavano a quello che chiamavano “lazzaretto”, ma per quello che so io non sono mai tornati e penso che li uccidessero perché non riuscivano più a lavorare. Noi abbiamo saputo che la guerra era finita perché passò un aereo che lanciava volantini con scritto che la guerra era finita, ma se i tedeschi si accorgevano che noi li leggevamo ci uccidevano. Nei giorni seguenti ricordo che i tedeschi cominciarono ad andarsene e noi cercammo subito del cibo, ma visto che erano anni che pativamo la fame, alcuni mangiarono cosi tanto che morirono poco dopo perché lo stomaco non riusciva più a digerire come prima. Quando tornai a casa bussai alla porta e aprì la mamma che rimase sorpresa nel vedermi e io le dissi: ”Sono io, non mi riconosci?”
La guerra mi ha lasciato un grande segno e ho dei ricordi molto tristi, ancora oggi quando sento dei tuoni molto forti mi prendo paura perché mi ricordano le fucilate dei tedeschi.