Intervista a Giovanna Bertarini nonna di Benedetta Picchioni. Testimonianza raccolta da Benedetta Picchioni.
In un primo momento lasciammo la nostra casa perchè eravamo disturbati dai tedeschi e dai partigiani, ci trasferimmo vicino ad un mulino dove pensavamo di essere più sicuri. Possedevamo un piccolo negozio a Villa D'Aiano, dove avevamo un pò di tutto, e nascondemmo il cibo in un granaio che, a nostro avviso, era più sicuro. Purtroppo una notte ci fu un bombardamento e si incendiò il fienile. Quando arrivarono i tedeschi aprirono tutte le porte, slegarono tutte le mucche e noi andammo a nasconderci nella cantina della casa vicina. Le cannonate erano arrivate anche lì, infatti il fienile si incendiò e la roba da mangiare bruciò e il fuoco rimase ardente per otto giorni, cosicchè rimanemmo senza cibo. La mattina dopo decidemmo di andare in un rifugio naturale che era sopra alla casa, in un fitto bosco, del quale pochi conoscevano l'esistenza. Purtroppo la notte vedemmo una luce venire dalla porta: erano i tedeschi. Noi da dentro la casa dicemmo: “ Ohi, qui ci sono civili!“. Intanto essi avevano piazzato una mitragliatrice fuori dalla porta. Furono gentili con noi perchè ci portarono due pagnotte di pane e altre delizie, ma noi avemmo paura, perchè gli americani avanzavano sempre di più e impauriti il giorno dopo decidemmo di attraversare il fronte. Così una mattina molto piovigginosa ognuno di noi si mise addosso tutti i vestiti che aveva e accompagnati dal cane Jack attraversammo a piedi due montagne. Finalmente arrivammo a Bombiana dove c'erano i nostri parenti che ci ospitarono. Il 21 aprile la guerra era finita e pochi giorni dopo mio fratello che aveva sei anni morì giocando con una bomba a mano. Jack, il nostro cane portò ai nostri parenti un biglietto con scritto che eravamo arrivati.
Zona di Montese. Trascrizione di testimonianze - Giovanna Bertarini
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