DIARIO DI PRIGIONIA DEL CAPITANO GIUSEPPE LENTINI – BENIAMINOWO WIETZENDORF SANDBOSTEL 1943 / 1945

Mio padre fu un IMI.

Il sottotenete Giuseppe Lentini in servizio di prima nomina negli anni 30IMI - Internati Militari Italiani è la sigla attribuita dalle autorità tedesche ai militari italiani catturati e deportati con la forza o con l’inganno nei territori sotto controllo tedesco dopo l'armistizio dell'Italia l’8 Settembre. Per estensione vale anche per l’individuo: un IMI, un internato. Internato è una qualifica inventata apposta per negare quella di prigioniero di guerra, che garantisce protezioni nel diritto internazionale e l’assistenza della Croce Rossa Internazionale.
La loro storia, dopo un troppo lungo periodo di oblio (la loro vicenda non serviva ad alcuna parte politica) è ora rivalutata e riportata all’attenzione da molte pubblicazioni, manifestazioni e attività varie, a cui rimando chi desideri approfondire in tutti i dettagli il vasto argomento. Di cui darò solo una breve e privata memoria.
Circa 800.000 militari italiani furono catturati nei fronti esteri con la forza e soprattutto con l’inganno, di essi 90.000 ca. aderirono subito all’invito di schierarsi con le forze tedesche e 710.000 furono internati come IMI.

PHL !


Memorie di Elton Turek

PROUD, di avere servito il mio paese
HAPPY, di essermi addestrato in montagna
LUCKY, di essere sopravvissuto, sano e salvo,
               di essere tornato a casa
               di avere avuto una vita magnifica con una  magnifica moglie

La cattura dell’ultima dimora di Mussolini da parte dei soldati della 10a  Divisione da Montagna degli Stati Uniti

 Alla testa dell’avanzata alleata attraverso l'Italia settentrionale i soldati della 10a Divisione da montagna statunitense giunsero al pittoresco Lago di Garda.  Verso la fine di aprile del 1945 avevano lottato con l'esercito tedesco in ritirata mentre si spingevano nella cuore dell'ultima roccaforte dell’asse in Italia fino in casa del dittatore italiano Benito Mussolini.

Noto agli italiani come “Lago di Garda ” l'area fu sede della giovane Repubblica di Salo guidata da Mussolini.  Hitler usava Mussolini come leader di un governo “fantoccio” per supportare quello che restava del fascismo e, cosa più importante, per proteggere il fianco sud della Germania. 

Dopo il suo salvataggio dall'esilio da parte una squadra di paracadutisti tedeschi, guidata da Otto Skorzeny [1], la sede del governo e la residenza personale di Mussolini furono istituite a Villa Feltrinelli, che si trova sulle sponde del lago vicino a Gargnano.

ITALIA  1944 – 1945

Ero un sergente di plotone di 20 anni e mezzo (sergente tecnico; dopo il grado di primo sergente, era il grado NCO più anziano). Ero stato nell’esercito per 19 mesi ed ero stato addestrato con la Divisione a Camp Hale in Colorado, vicino a Leadville e al Tennessee Pass, e a Camp Swift  in Texas, vicino a Bastrop. In quanto sergente di plotone ero il più anziano arruolato in un plotone di 35 soldati. Un sottotenente era il capo plotone. Io ero assegnato alla compagnia L del 3° battaglione dell’86° Reggimento di fanteria della 10a Divisione da Montagna.

Il 10 dicembre 1944 lasciammo Norfolk (Hampton Roads) in Virginia sulla nave da trasporto truppe SS Argentina per un viaggio di 13 giorni privi di scorta.
Non avemmo nessun problema e arrivammo a Napoli, in Italia, il 24 dicembre 1944.
Ci muovemmo verso una scuola bombardata (a Bagnoli ?) a Napoli dove rimanemmo due giorni fino al 26 dicembre quando fummo trasferiti a Livorno a bordo di una nave da carico Italiana, il Sestriere. Fu un viaggio notturno su una nave sporca e scomoda.

Noi abbiamo catturato la villa di Mussolini

     Verso la fine di Aprile del 1945 la 10a Divisione da Montagna stava correndo verso nord lungo la riva est del lago di Garda nel nord dell’Italia. La divisione aveva combattuto valorosamente negli Appennini durante i mesi invernali guidando lo sfondamento [ delle linee tedesche ] verso e attraverso il fiume Po.

    Io ero il comandante del Primo Plotone della Compagnia K dell’85° Reggimento. Il plotone aveva sperimentato i duri combattimenti su Monte Belvedere e nelle vicinanze di Castel d’Aiano negli Appennini. Al raggiungimento della Pianura Padana eravamo stati assegnati alla Task Force Duff, una unità speciale che era stata creata per raggiungere il fiume Po il più presto possibile.

Siamo stati trasportati con dei camion  procedendo a nord verso il fiume Po. Subito dopo che la task force è stata formata e si stava muovendo verso nord l’unità di testa venne fatta bersaglio da fuoco [ di armi ] e al nostro plotone è stato ordinato di scendere dal camion ed eliminare la resistenza. Il resto della task force passò oltre il punto di resistenza. Il combattimento è stato intenso ma breve, due Tedeschi sono stati uccisi, diversi feriti e molti si sono arresi. Il plotone non ebbe nessuna perdita quel giorno. Continuavamo a prendere prigionieri molti dei quali ci venivano incontro e si arrendevano. Quando infine abbiamo consegnato i prigionieri alla MP (Polizia Militare) verso sera, avevamo 360 tedeschi – non male per un giorno di lavoro di approssimativamente 40 sciatori. Dato che non avevamo un camion che ci trasportasse ci vollero due giorni per raggiungere al compagnia K. Nel frattempo la Divisione aveva attraversato il fiume Po. La Divisione occupò Verona e si diresse a ovest per andare poi a nord verso il passo del Brennero.

Copertina Bologna è liberaReder, Unno del  XXsecolo
Estate 1944.  Superata Roma, la VIII e la V Armata Alleate continuano ad avanzare lentamente verso Nord premendo con il loro peso massiccio contro l'esercito nazista in ritirata.

Allo stato maggiore hitleriano non resta ormai che la speranza di attestarsi sulla “Linea Gotica“.
Ma il generale Kesselring teme che le brigate partigiane annidate sulle pendici dell'Appennino tosco-emiliano possano intralciare i movimenti della Wehrmacht e predispone un rastrellamento a lungo raggio nelle zone adiacenti alla famosa linea di difesa.
L'operazione è affidata alla 16Divisione corazzata. Il 16° Battaglione di SS dovrà costituire il perno più saldo di quella macchina da saccheggio e da strage.

Il comandante di questo reparto, il maggiore Reder, non ancora ventinovenne, offre agli stati maggiori la sicura garanzia di eseguire ogni ordine con cieca disciplina, di compiere ogni nefandezza senza turbarsi, come si addice a un vero rappresentante della “razza eletta“. Il maggiore è una tipica creatura del regime, cresciuto sotto il segno della svastica, permeato di nazismo sino all'ultima fibra. Figlio di un industriale austriaco fallito, oppresso dalle angustie di una casa che aveva perso l’antica prosperità, dal tedio della vita provinciale in quella Austria ormai spenta, smaniosodi avventure e di grandezza, egli fu presto attratto dalla farneticante magniloquenza di Hitler che nella vicina Baviera aveva cominciato ad accendere nel cuore dei suoi compatrioti il sogno della rivincita e della costruzione di un impero millenario. Ancora adolescente, Reder si votò a quella causa.

Cruz e Val RiosIl mio nome è Cruz Rios. Sono nato a Colton in California il 15 dicembre 1918. Dopo il 1945 sono stato in Italia sei volte, di cui la prima è stata memorabile. Nel gennaio del 1945 facevo parte del 87° Reggimento della 10ª Divisione da montagna. Eravamo stati mandati in Italia per aiutare a fermare, mettere fine alla tirannia e alle distruzioni causate dall’esercito tedesco.

Questa è la mia storia che ho raccontato a mio figlio Val. Ora vorrei raccontarla a tutti coloro che desiderano capire.

Verso la fine di giugno del 1944, la 10ª Divisione si trasferì da Camp Hale in Colorado, a Camp Swift in Texas, per completare l’addestramento. Nel novembre del 1944 fu assegnato alla nostra divisione un nuovo comandante, il generale George Hays. Avevamo già sentito parlare della sua determinazione e sapevamo che, nella prima guerra mondiale, era stato insignito della Medaglia d’Onore del Congresso. Pensammo che il comando di divisione ci aveva finalmente assegnato il generale che ci avrebbe portato sul campo di battaglia. Non sapevamo dove sarebbe stato e si discuteva sulla possibile nostra destinazione in Europa, dove il generale era stato poco tempo prima.

All’approssimarsi del periodo natalizio ci fu concessa una licenza e andai a trovare i miei familiari. Dissi loro che presto sarei partito per qualche destinazione ignota oltremare e probabilmente non li avrei visti per un po’ di tempo.